martedì 23 dicembre 2014

C'è il tuo nome tra le stelle

Se ho evitato di farvi gli auguri sotto i vostri post è perché ho deciso che quest'anno sarò buona e ve li farò qui. O credevate vi stessi snobbando bellamente?

Nel corso del tempo ho imparato tante piccole cose su ogni blogger che ho incontrato e con cui ho instaurato un rapporto virtuale più o meno solido. Così sento di potermi permettere il lusso di farvi degli auguri personalizzati. Sappiate che l'ordine è del tutto casuale, siete tutti i miei preferiti, eheh

Sotto l'albero e col nuovo anno auguro: 

A Trisportlife ed a Paolo di trovare un amore grandissimo. Uno di quelli che ti annebbia la mente tanto da diventare quasi mezzo scemo e con gli occhi a cuoricino. Ma che, allo stesso tempo, dia la consapevolezza di essere con la persona giusta, nel posto giusto, al momento giusto. Magari per sempre;

A Wannabe di uscire vincente da un colloquio; di trovare uno di quei lavori fighi che possono stare bene solo ad una figa com'è figa lei. E le auguro possa festeggiare il tutto con tanto alcool (responsabilmente, eh, ihih);

A Daniele che possa scrivere un secondo, un terzo, un quarto, ecc., libro. E che ognuno di essi abbia sempre più successo e lui sempre più voglia di raccontare del Cavaliere o di qualsiasi altro personaggio gli venga in mente;

A Xavier tanta, tantissima forza. Per qualsiasi cosa, contro chiunque lo ostacoli. E poi gli auguro possa coronare il suo amore anche qui, in un paese chiuso e bigotto come spesso lo è il nostro;

A Franco che possa finalmente incontrare Maurizio, ihih. No, io gli auguro possa vivere decine e decine di momenti bellissimi che siano in grado di ispirargli una poesia dopo l'altra. Che poi ovviamente pubblicherà sul proprio blog e noi andremo a commentare;

All'Apprendista Nocchiero possa tornare la stella che si vede è stato ed è. Gli auguro possa prendere la propria strada: non importa che sia giusta o sbagliata, solo che possa stare bene;

Alla Bionda un lunghissimo anno (e non solo) insieme al ragazzo che le ha rubato il cuoricino. Le auguro possano avvicinarsi sempre di più (fisicamente e non) in modo da potersi dire sempre più spesso e sempre più sentitamente le due paroline magiche. Quali lo sceglieranno insieme;  

A Lapiz che possa trovare le parole proprie...ma anche le mie, le vostre, quelle di tutti. Le auguro tanta ispirazione, tanto da dire e soprattutto una immensa voglia di raccontarcelo. E che nelle pause tra un racconto e l'altro si accompagni di tante, tantissime risate;

A Nella tanta ottima musica. Ma che le note più belle possano essere le voci delle persone che più ama ripeterle ancora ed ancora quanto è dolce, gentile e delicata. Le auguro che il concerto più bello veda lei e la sua vita sul palcoscenico, che il sipario si chiuda sotto applausi fragorosi, per poi riaprirsi per il bis e poi ancora ed ancora;

A Francy che le righe più belle possa leggere siano scritte proprio da lei stessa. Magari su un diario nascosto che parli della sua vita, delle sue vittorie o di piccole sconfitte che però lascino un grande insegnamento ed un grande sorriso;

Alla Streghetta che la sua favola finisca come tutte: con un lieto fine; con il principe che sia una volta per tutte quello giusto e quello che ha sempre saputo fosse per lei. Le auguro possa mostrare a tutti quanto vale e quanto merita;

Ad Ispy che possa incontrare un giorno, per caso, lo stralcio di un suo vecchio diario; che possa rileggerlo insieme ad una persona speciale, magari, e ne possa ridere prendendo consapevolezza che quello che è oggi è figlio di quello che è stato. Così vorrei potesse andare sempre più avanti e voltarsi ogni tanto indietro, riguardarsi e sorridere con sollievo;

A Moz altri 100 di questi blog da poter commentare e seguire, ihih. E poi che possa realizzare (e terminare, su) tanti, tantissimi progetti di tutti i tipi. E poi vorrei vederlo innamorato (e ricambiato) di una donna sessista, che una volta per tutte gli mostri quanto noi del gentil sesso siamo superiori ed imbattibili;

A Dream Teller infinite foto da scattare per tutto il mondo e poi da mostrarci sul suo blog, incorniciate dalle belle parole che lei riesce a lasciare impresse. Le auguro nuovi punti di vista e nuove visuali da cui ammirare tutto, come ogni fotografo meriterebbe; 

A Stefano che possa vivere la libertà che ha imparato a guardare con occhi nuovi in modo sempre più intenso. Gli auguro possa scrivere tanti bellissimi post come sempre fa, ma con una pausa più breve tra uno e l'altro, perché è in grado di far viaggiare le menti di chi lo legge ed è un peccato fermarle;

A Sonia tanta gioia, tanta positività come quella che ci regala quando mette nero su bianco le sue frasi in grado di infondere talvolta forza, altre consapevolezza, altre ancora un semplice pensiero positivo;

A Carolina tanto tempo ancora per scrivere tutti i post con i quali ci fa riflettere tanto. Le auguro tanta saggezza, più di quanto ne dimostri già ora; tanti nuovi modi di mettersi in contatto con l'io più profondo e poi lo condivida con noi, attraverso la semplicità e la delicatezza delle sue parole;

A Rebecca che impari ad essere single, ma che poi 'impari' anche l'amore di un ragazzo speciale. Con o senza tatuaggi, ma con un grande cuore, che sappia farle perdere la testa una volta per tutte e gliela custodisca con tanta tenerezza, insieme all'anima.

Certo, tra tutti manca una persona a cui fare i miei auguri, ma per Lui non troverei parole adatte ed all'altezza per rendergli quanto mi trasmette e quanto mi dà, Soprattutto, però, i miei auguri potrò darglieli altrove e questo è semplicemente il regalo migliore. Quindi, Maurizio, ci sei più di tutti e più di tutto. Poi, se proprio non ti dovessi dare pace...a te auguro tanti post con i quali prenderti in giro per questo o quello, ed altrettanti commenti in cui infierire ad oltranza, ihih.

A chi mi legge e mi scrive ogni tanto, a chi non lo fa mai; a tutti quanti auguro che queste feste possano essere, nonostante un qualsiasi tutto, nonostante un qualsiasi tutti, in grado di regalarvi un sorriso dietro l'altro esploso all'improvviso.

Un buon Natale, a chi non è come neve...





sabato 20 dicembre 2014

Ogni scienza logica, concetto o commento di filosofia eremita

La sveglia mi strappa da un sonno intenso alle 8.20, stamattina. Mi alzo dopo aver sognato di dormire ancora e mi fiondo in bagno. Infilo il mio bellissimo tubino rosso, scelgo le scarpe col tacco più comode e seguo mia sorella per trucco e capelli.

Ho una strana caratteristica, che non mi so spiegare: nonostante abbia la pelle molto chiara, i trucchi su di me sembrano sempre non colorare. Così per ottenere una tonalità intensa, bisogna lavorare sodo.
Così particolare: un foglio bianco si sporcherebbe al primo soffio di colore. Io no.

Fa strano pensare che la prima di noi si sia già sposata. Lo è ancor di più rendendosi conto che, nonostante sia in un paese a trenta minuti dal tuo, ti ritrovi in un mondo completamente diverso. Arriviamo in una chiesa piccola ma non stracolma di gente.
Aldilà dello sfarzo, non sarebbe quella che io personalmente sceglierei per il gran giorno. Ma infondo è il rituale la cosa importante.

Recitiamo le preghiere ed intanto rifletto sul fatto che non mi confesso da anni, dalla prima Comunione. Perché la Cresima mi manca ancora. Insomma, non sono la cattolica migliore del mondo.

I fidanzatini ad una frase del prete diventano nuovi sposini, ma con mio rammarico non coronano il tutto con un bacio, se non sulla guancia.
Ma è tutto regolare.

Attendiamo fuori dalla chiesa, nessuna di noi tre prende il bouquet e ci avviamo a piedi al ristorante.
Gli sposi fanno strada e noi invitati siamo tutti dietro.
Penso a voi e mi chiedo a come reagireste a vederci così. Mi dico che siamo sicuramente abituati ad assistere a cose diverse, fatte in modo diverso.

Le scarpe non si rivelano poi così comode, ma siamo già arrivati. Cerchiamo un tavolo e fortunatamente abbiamo la possibilità di sederci noi da sole. In fondo non conosciamo nessuno, se non la sposa. Parliamo del più e del meno; ci chiediamo come sia possibile sposarsi senza essere mai stati neppure nella stessa stanza da soli; senza potersi tenere per mano in pubblico; senza neppure un bacio sulle labbra per tutta la durata della storia.

Ecco, adesso se stavate pensando che non possiamo appartenere a due realtà così differenti, ricredetevi pure.

I piatti scorrono inaspettatamente veloci e dall'antipasto mi ritrovo il dolce di fronte. Lasciamo la busta agli sposi, i quali ci invitano a partecipare alla festa serale, che presumibilmente si dilungherà fino al mattino dopo, se non per i prossimi due giorni.
Noi decliniamo, per ovvi motivi, e salutiamo ripetendo gli auguri a tutta la famiglia.

Mi compiaccio della tenuta dei boccoli, un po' meno per il rossetto rosso ormai andato ma tanto ora ci aspetta solo casa.

Come ogni legge murphiniana prevederebbe, il mio cane mi saluta saltandomi addosso ed io temo per il cappotto.
Poi apro la porta e mi accoglie un fagottino che ride e sparlacchia come meglio può.
Non ci posso fare nulla, sono troppo innamorata di quella piccolina e vedere quella testolina adornata di ricciolini mi fa una immensa tenerezza.

Sfilo il mio vestito, lo ripongo insieme alle scarpe ed alla borsetta e mi metto più comoda, mentre intanto non posso fare a meno di rivolgere la mia mente a Lui, come ogni ora della mia giornata.
Mi dico che un giorno, magari presto, sarà.

E sarà bellissimo.
Sicuramente più caldo, più affettuoso. Un po' più moderno, certo. E meno frenetico.

Intanto mi godo il momento, non c'è nulla di più dolce di quello che sto vivendo.
L'amore puro. Con o senza anagramma, il concetto non cambia, eh.

Intanto ho mal di testa e muoio di fame.

Della giornata non mi resta altro che lo smalto sulle unghie.
E la bomboniera.

Una buona giornata, a chi non è come neve...

giovedì 11 dicembre 2014

So, this is Christmas....

E' un periodo strano, questo. Uno di quelli che ciclicamente mi ricapita e di solito lo lascio scorrere indifferentemente, finché non ce la faccio più, crollo ed aspetto che smetta sapendo che tanto ricomincerà presto.

Una sorta di massacro cui assisto silenziosa perché tanto io ho la mia vita, non sono vincolata a nulla e posso ancora volare dove più voglio. E se va male, pazienza, ho ancora tempo per recuperare. E non sono sola. E se anche lo fossi potrei farcela.
Ma questo non significa che lo spettacolo che ho davanti non mi tocchi. Neanche io sono così egoista da far finta di nulla fino in fondo.

Ma comunque non era questo il post che avrei voluto scrivere, quindi lasciatemi alleggerire l'atmosfera. Che di guai ne abbiamo già abbastanza tutti.

Siamo nel periodo dell'anno che più amo: il Natale è alle porte, e per quanto l'atmosfera sia andata via, via scemando negli anni, io mi ostino sempre ed ancora a crearmela da me. Che detto così forse fa un po' tristezza, ma no, lasciatevi travolgere dalle lucine colorate, dalle stelle di Natale, e addobbi vari e vedrete che sarà tutto più chiaro.

Quindi appena tornata dall'Università (e quando dico appena, intendo dopo aver recuperato sonno e un po' di tempo dai mille sballottamenti qui o lì), mi sono rimboccata le maniche e mi sono messa ad addobbare l'albero e la casa. Rigorosamente da sola, ed anche qui smettetela di pensare che sia una sfigata, ma non posso infondere il mio spirito Natalizio a chi non lo ha di già.

E qui vi avrei allegato anche le foto già scattate per far partire lodi e complimenti vari, ma a quanto pare la connessione non vuole collaborare.
E se proprio volete saperla tutta, è la seconda volta che lo spirito natalizio mi respinge: l'altra sera sono scesa a spegnere le luci dell'albero (che io ho sempre il vizio di staccare le prese quando non ci sono, sia mai mi becchi un corto circuito), ma sbadatamente sono scivolata: una bella botta sullo scalino ed un livido terribile sulla mia bianca coscia.
Che se vogliamo fare i poetici, potremmo dire che è come un manto di neve candida su cui vi è adagiata una rosa, rossa come l'amore (o come er core mio).

Quindi ieri io ed il mio tocco colorato abbiamo passato circa 6 ore in macchina, tra andata e ritorno, insieme a mio padre e mia sorella per verbalizzare il voto di un esame che però devo ri-verbalizzare a Gennaio e non so bene perché. Avreste dovuto vedere come mia sorella si mimetizzava tra noi universitari. D'altronde una venticinquenne non è che sia così lontana da decine e decine di ventunenni.
Una giornata ricca di stanchezza, che si è conclusa con il compleanno della mia amica e con una nottata di sonno profondo.

Per poi risvegliarmi con la visione di un angelico visino addormentato nel passeggino. Visino che poi si colora di occhioni nocciola e di un sorriso a 2 dentini minuscoli, che riesco ad immortalare in una delle poche foto in cui anche io finalmente esco decentemente.

Ed ora mi rimangono tante materie da preparare e delle azioni da vendere o acquistare. Perché sappiate che presto diventerò una famosa e ricca trader. E voi avete l'onore di conoscermi, ci pensate?!

Basta, oggi voglio essere più buona del solito: quando sarà pronta la struttura del presepe, vi allegherò tutte le foto e voi potrete dirmi che sono bravissima e di mollare la carriera di trader per diventare esperta in decori natalizi.

Perdonate questo post, avevo bisogno di scrivere senza dire..

Una buona giornata, a chi non è come neve...

lunedì 1 dicembre 2014

Mentre sopra un foglio vivono

Questo post non è sinceramente il primo che avrei in mente di scrivere. Per una serie di motivi.
O meglio, per un motivo bellissimo e stupendo che ormai non ho bisogno di indicare esplicitamente.
Ma sono reduce da un esame e da un fine settimana talmente ricco che...scrivere tutto adesso sarebbe quasi riduttivo, nel voler esaltare la grandezza di quello che ho appena passato.

Quindi passiamo alla presentazione di quello che sto per scrivere.

Inutile anche dirlo, uno dei miei più grandi amori platonici è Tiziano Ferro, quindi immaginate bene la mia gioia generale in questo periodo per l'uscita del suo album. Tant'è che sto scrivendo con la sua voce in sottofondo, anche se così rischio di perdere o quello che scrivo o quello che ascolto.
Ma a me piace così.

Ebbene, se già avere delle nuove note di cui innamorarsi e avere accanto la persona più meravigliosa con cui condividerle ed a cui dedicarle è il top, partecipare ad una simpatica iniziativa che riunisca Tiziano e l'altro amore che h,o allora...beh, ho proprio stravinto.

Mi riferisco, infatti, al tag che ho ricevuto dalla blogger che seguo Francy, in cui a delle canzoni (in questo caso, ovviamente, del mio cantautore preferito) si abbinano dei libri da noi letti che ci hanno ispirato determinate emozioni.

Io sono stata nominata e quindi non posso che rispondere al suo post con immensa gioia ed anche un pochino di onore ^.^

Premetto solo che alcune delle canzoni le ho saltate solo perché purtroppo, nonostante io ami davvero leggere libri e quando ne inizio uno lo divoro letteralmente in massimo 3 giorni, soprattutto per l'Università ho dovuto cedere il tempo da dedicare a questo bellissimo hobby per lo studio.
Quindi perdonatemi e siate comprensivi ^.^

Ecco la mia lista

1. Alla mia età - prendi un libro ti ha fatto provare una miriade di emozioni, compreso il dolore che ti ha fatto piangere come un bambino.
Con la testa e con il cuore si va ovunque, di Giusy Versace.
Non so se avete mai conosciuto la storia di questa donna. Io, anche grazie al fatto che lei è una mia corregionale, l'ho scoperta durante un convegno alle superiori. Una storia davvero toccante, che già dalle prime pagine, in cui racconta dell'incidente sull'autostrada che le è costato entrambe le gambe, mi ha fatto rigare il viso di lacrime. Se però pensate che il libro sia intriso solo di dolore e disperazione, vi sbagliate. Di quelle pagine vi rimarrà soprattutto una immensa consapevolezza che NIENTE può tenerti legata a terra ed inerme, se hai il coraggio di combattere.

2. Il regalo più grande - dì qual'è il romanzo che ti è stato regalato che ha lasciato un segno nel tuo cuore.
Piccole donne crescono.
Beh, qui a parte che questo è uno di quei libri che credo tutti dovrebbero leggere prima o poi, sottolineo il fatto che l'ho ricevuto quando ero piccola da mio papà. Lui ovviamente sa quanto io ami leggere e quindi trovo davvero stupendo immaginare che andava appositamente per me a scegliere cosa avrei poi letto.
Ovviamente ricevetti anche il seguito ^.^

3. Senza scappare mai più - prendi un libro che all'inizio eri certo di evitare di leggere ma che poi ti ha fatto riflettere, facendo sì che non lo dimenticherai mai più.
Ragazzi, qui rischio di sembrare stupida però credetemi...la prima ed unica cosa che ho pensato leggendo questa frase...è stata il mio manuale di diritto privato. E chi ha mai dovuto studiare dal Perlingieri sarà assolutamente d'accordo con me: è un libro che non si dimentica proprio più!

4. L'amore è una cosa semplice - scegli un romanzo che è riuscito a trattare un tema delicato e difficile con una semplicità disarmante.
Se questo è un uomo, di Primo Levi.
Un diario che scorre via rigo dopo rigo, lasciandoti solo la pesantezza e la claustrofobia dell'orrore che testimonia. L'ho amato profondamente e ricordo ancora frasi da esso tratte che mi hanno colpita particolarmente. Anche questo, impossibile non leggerlo, prima o poi.

5. Smeraldo - cita il libro che ti ha scombussolato, quasi come fosse un vento impetuoso.
Qui rosico da morire perché quando ero ancora relativamente piccola (credo in prima media), lessi un libro bellissimo. Era il diario di una donna che raccontava la sua vita con un uomo Musulmano. Una grande storia d'amore che, dopo il matrimonio, si è trasformata quasi in un incubo per la donna che si è vista soggiogata dalle 'tradizioni' imposte dall'uomo.
Purtroppo, proprio perché sono passati tanti anni, non riesco a ricordarne il titolo ma definire quella storia come un vento impetuoso..è anche poco.

6. E fuori è buio - prendi il libro che più ti ha intimorito per il fatto che trattava di problematiche reali
I libri del giudice Gratteri. Anche lui mio conterraneo. Potete immaginare le motivazioni per le quali ho scelto questi. Non aggiungo precisazioni perché avrei un tocco polemico, non sui libri in particolare, ma su certi aspetti che mi 'accendono' parecchio. Dico solo che comunque la mia regione non è tutta così, eh.

7. Troppo buono - prendi il libro che ti ha lasciato l'amaro in bocca benché prometteva bene.
Niente di vero tranne gli occhi, di Giorgio Faletti.
Un autore bravissimo di cui ho letto un bel po' di libri, forte del fatto che amo proprio il genere che ha trattato. Tuttavia il libro che ho citato, seppur fatto benissimo, eh, mi ha leggermente delusa per la storia. O meglio, per il finale un po'...irreale, a mio avviso. Ma son gusti, eh ^.^

Ringrazio ancora Francy per avermi compresa nell'iniziativa e invito tutti gli amanti delle lettura a visitare il suo blog, garantisco io, eh! 
Per il resto ci rivediamo alla prossima coi miei bellissimi post-mattoncino (ammesso questo non lo sia stato, ihih) che tanto mi mancano, eheh.

Un buon inizio Dicembre, a chi non è come neve...

giovedì 20 novembre 2014

Per chi non riesce a stringere mai i denti

Il seguente post potrebbe urtare la sensibilità di molti. 
Prego i lettori particolarmente sensibili di non andare oltre.
Ogni riferimento a cose o persone* è puramente casuale.

La paura arriva quando ti rendi conto che qualcosa che non credevi, che non volevi, in realtà è lì. Accanto a te. Silenziosa.

La straziante storia che sto per riportare inizia proprio così.

Un giorno, quando nasce, spesso non preannuncia quello che starà per portar con sé.
Così ti svegli con il temporale e magari sarà il giorno più bello della tua vita.
O magari apri gli occhi piena di energia, di voglia di fare e al pomeriggio sei disillusa già, disincantata.

E' questo il bello, no?Un continuo pacchetto-regalo da scartare.

Stai accoccolato alla tua quotidianità, scostando la tendina su un mondo che corre via e costruisce quello che un attimo prima ha distrutto, protetto dal vetro della tua familiare stanza. Finché uno strappo non ti scaraventa in un'altra realtà.
Violento e deciso.

Si, miei cari lettori. Seppur ciò non coincide (a mio avviso) con l'impronta che ho cercato sempre di dare al mio blog, voglio lasciare impressa a memoria mia e vostra, la testimonianza di un uomo* che della propria vita avrebbe voluto realizzare una vera e propria opera d'arte, ritrovandosi, invece inerme e disarmato.

Ebbene, è evidente che quando si ha una certa età sarebbe meglio non sfidare le proprie ossa, i propri muscoli, pena dolorosi acciacchi e scricchiolii pronti a tormentarti per giorni e giorni, dando vita ad una vera e propria sofferta convalescenza. Ma quando ci si sente forti, sicuri di sé stessi, cosa volete che importi delle raccomandazioni?Degli ostacoli che il nostro corpo cerca di imporci?
Ed ecco allora che quando il nostro uomo*, anzi. Ed ecco, allora, quando il nostro Uomo* ha deciso di affrontare coraggiosamente un destino che NON PUO' essere stato già scritto senza il proprio consenso, accade quello che non vi sareste mai aspettati.

Tutti sanno che i pesi vanno sollevati mantenendo una giusta postura. Ciò implica il dover piegare le ginocchia  abbassandosi, senza invece curvare la schiena su cui ricadrebbe tutto il peso e lo sforzo. Ma noi siamo avanti, gente. Noi stiamo parlando di Lui* ed allora è solo un lampo. Un barlume di luce in un buco nero. Una nota di violino stridente nel silenzio della notte.
Uno strappo muscolare lacerante un corpo già stato deriso troppe volte da Madre Natura.

Uno strappo acuto che toglie il respiro al nostro Giuditto* (questo il nome di fantasia scelto per tutelare l'identità del protagonista) che però non ci sta a piegarsi al dolore ed imperterrito, dopo un attimo sdraiato, decide di muovere subito un primo passo verso quello che sarò il nuovo futuro.
Ma stavolta il male è più forte di lui. Stavolta lo scemotto, ehm, scusate, Giuditto* non può non cedere ad una settimana di riposo perché troppo sofferente.

E d'altronde cosa sarebbe una storia senza peripezie?Senza ostacoli, coraggio e paura?E soprattutto, cosa avrebbe più senso se non ci fossi io a deridere il mio cavaliere* pubblicamente?

Lo so, lo so. Questo racconto toglie il fiato e non stento a credere che molti di voi staranno incrociando le dita per il nostro Giuditto*, col cuore che batte a mille e gli occhi pronti a lasciar scivolare via fiumi di lacrime al solo pensiero che il nostro protagonista potrebbe...no, non ce la faccio neanche a scriverlo.

E d'altronde non serve!
Attenzione, un urlo fragoroso che si alza dalla folla ed eccolo!!
Proprio come Massimo Decimo Meridio che annuncia la propria vendetta in questa vita o nell'altra, Giuditto* ce la fa!
In piedi, ammaccato non distrutto, raccoglie gli applausi dei propri sostenitori e li ringrazia uno ad uno.

Perché Giuditto è e deve essere un esempio per noi tutti.
La dimostrazione di potercela fare anche quando tutto sembra spingerci a mollare. Ad arrenderci.
Anche quando sembriamo un sacco di patate buttato su un letto o un cadavere da punzecchiare col bastone, possiamo farcela. Possiamo.

Perché, in fondo, tutti siamo un po' Giuditto*


*Ancora, qualsiasi riferimento a cose o persone è assolutamente casuale. Nel mio post non sto parlando di un romano babbonchio che una volta ha osato prendermi in giro su un proprio post ed a cui ho giurato una lenta ed atroce vendetta. Ed il suddetto non ha preso una strappo muscolare alzando un peso abbastanza consistente tenendo una postura scorrettissima, scatenando la mia ilarità non prima di un po' di coccole, eh. Mica sono un mostro.

Una buona giornata, a chi non è come neve...

giovedì 13 novembre 2014

Di queste anime che passano

Ci sono molte cose che, nella vita, arrivano come arriva l’Autunno. Che tutto il giorno te ne stai felice sotto il sole a cuocerti e poi la notte ti sveglia il rumore della pioggia incessante che cade ovunque e con tutta la forza che ha, quasi come volesse rifarsi di tutte le giornate estive appena passate.

Ed allora lì è scoppiato l’Autunno.

Ho sempre avuto un certo feeling con le stagioni fredde.
Forse perché segnavano idealmente l’inizio del periodo della scuola, che io ho amato particolarmente e durante il quale ho imparato ad associare l’aria statica e gelata dei mesi autunnali e invernali ai pomeriggi di studio; di botte e risposte con le mie amiche; di sveglie alla mattina presto per raggiungere l’aula sempre puntuale.

Forse perché la nostalgia che certe cose mi lasciano, mi piace. In modo eccezionale, però. Perché di solito la nostalgia si ricollega a fatti specifici. Come quella che mi lasciano certe serate d’estate. Però quella delle giornate uggiose, affacciata alla finestra a guardare tanti ombrelli colorati che dipingono le strade io non la associo a nulla. O forse a tutto.

Forse semplicemente Novembre è il mio mese in tutti i sensi ed allora lo devo amare in tutte le sue parti perché le cose a metà non mi piacciono.

La pioggia cade copiosa e poco importa di tornare a casa coi capelli fradici: se poi posso gustarmi lo spettacolo del cielo grigio da sotto la mia calda coperta, posso asciugare le mie onde castane anche mille volte al giorno.

Ed allora si, è scoppiata la nuova stagione e ad un certo punto implode anche qualcosa che non ti sai spiegare.
Ho sempre amato proprio il concetto materiale di esplosione.
Nonostante non ami i rumori fragorosi, l’idea della potenza che spazza via qualsiasi cosa nel raggio di pochi km desta meraviglia ed ammirazione. Non penso di voler distruggere nulla, in realtà, ma mi piace l’dea del dopo.
Dopo la distruzione non rimane più nulla. Ma quel botto neanche la musica più dolce lo toglierà dalle tue orecchie, per tutta la vita.

Ecco, la nostra esistenza dovrebbe essere questo. Della mia vita vorrei rimanesse un gran, bel colpo da lasciarti il fischio tra i timpani a torturarti anche mentre dormi.
Ed è una grande responsabilità, questo, a ben pensarci.

Vi siete mai chiesti se per qualcuno siete o siete stati un pensiero pressante di mesi e mesi?Se qualcuno, per voi, ha mai perso il sonno rigirandosi come su un letto di spine?Se qualcuno, per voi, ha mai ascoltato una canzone nascondendo una lacrima su un treno, su un aereo, contro la finestra di una camera d’hotel?
Sopportereste l’idea di lasciare una cornice vuota sul comodino di qualcuno?O che il vostro nome fosse su un biglietto lanciato con rabbia dentro le fiamme di un camino?
Amereste l’immagine di qualcuno che cammina da solo tra la folla, come nei film, pensando a quanto vi disprezzi ma col cuore pieno di speranza di rivedere il vostro viso dietro una vetrina?

Perché in fondo una esplosione è questo. E’ il dopo.
E quando esplode l’Inverno sono i tuoni ed i fulmini. Ed il fango contro gli stivali. Ed i mari, i fiumi, gli oceani che impazziscono furiosi. Ed il vento che ti trascina dove non vuoi, dove non puoi. Ed il freddo che ti blocca il respiro prima che parta dai polmoni.

Allora forse dovrei ripensarci a lungo. Che non tutti sono fatti per esplodere: se prima non si riesce a sopportare la spinta contraria dell’eco di sé stessi che rimbomba dov’è vuoto e dove c’è tutto, come si può anche solo sognare di stravolgere le strade di quelli che abbiamo intorno?E di far macerie di muri e ponti lasciandoli segregati in un punto qualsiasi finché non saranno in grado di ricostruire tutto da capo?

Voi ci riuscireste?Siete mai stati l’esplosione di qualcuno?

Una buona giornata, a chi non è come neve…

domenica 2 novembre 2014

Why so serious?

Seduta sul pullman, insolitamente dalla parte esterna e lontana dal finestrino, richiamo mia sorella dopo i suoi squilli a vuoto, causa profilo silenzioso.
Ricevo dall'altra parte una squillante vocina.

"Ziiiaaaaa, ma domani per Halloween hai pensato a qualcosa?!"
"Ciao, amore mioooo!No, non ho pensato a nulla, tu?"
"Uhm...no, zia. Allora quando ci penso ti richiamo e te lo dico!"
"Ok, amore mio. Aspetto allora. Tu pensa!"

Chiudo la chiamata sorridendo, non prima di avergli chiesto conferma di aver appena parlato con Pastrocchio: ora che è grandicello e scandisce bene le parole si confonde bene con Scarabocchio.

Nel gruppo WA con le mie sorelle trascrivo la conversazione appena avvenuta, aggiungendo che dobbiamo assolutamente organizzare qualcosa per i due piccolini.

C'è un motivo preciso per il quale Pastrocchio ha fatto comporre il mio numero, tra tutte e le tre zie: amo affascinare i due bimbi (Lucia Aurora è ancora comprensibilmente piccola, ovviamente) con esperimenti qui e lì.
Ed infatti il nostro repertorio consta di:
-n° 2 vulcani con aceto e bicarbonato;
-innumerevoli bolle di sapone, con conseguenti litri di sapone ed acqua sparsi sui pavimenti;
-liquido non-newtoniano: un effetto bellissimo e che ha fatto parecchio divertire i bimbi (e non solo), nonostante poi la sottoscritta abbia dovuto togliere i residui cospicui dai vestitini dei marmocchi.

Quindi i miei nipotini sanno assolutamente che possono contare su di me, se c'è da mettere le mani in pasta ed anche stavolta speravano in un esperimento a tema.
Tuttavia voi capirete bene che se Pastrocchio al padre specifica che 'non posso andare alla festa X perché ho preso impegni con zia Paola', io non posso limitarmi a un giochino qualsiasi.

In men che non si dica coinvolgo tutte le mie sorelle (anche se scettiche perché insinuano che i miei progetti non vengono mai a buon fine. Ma quando mai u.u), e stiliamo un piano super funzionale.

La mattina dopo io e Bea prepariamo i dolcetti: trasformiamo Marshmellow e Smarties in bulbi oculari e praline di cocco e cacao in simpatici ragnetti dalle zampe di liquirizia.
Passiamo poi a qualche decorazione per la casa: immancabili i fantasmini, ricavati da un lenzuolo bianco mentre Lucia Aurora gattona per la casa richiedendo attenzione di tanto in tanto.
Mando un audio a mio papà, chiedendo se è possibile recuperare il simbolo per eccellenza della festa Anglosassone e quanto torno a casa ritrovo una bellissima zucca intagliata che ci aspetta, mentre papà la mostra compiaciuto del proprio lavoro. Ecco da chi ho preso.

Tiriamo anche fuori un oggettino che mi fa sfoderare un sorriso immenso: la fontana di cioccolato che non può che preludere una festa doppia per le mie papille gustative.
Insomma, impastate le pizzette alle 16, non ci resta che allestire il tutto prima che Pastrocchio e Scarabocchio arrivino. Siamo tutte entusiaste della sorpresa che i bimbi non si aspettano di ricevere.

Arrivano con la loro mamma, la sorellina e l'altra zia (non perdete il conto, siamo in tante) ed io, mia madre e l'altra mia sorella li aspettiamo in cucina al buio.
Li accoglie la zucca con la sola luce della candela dentro, attorniata da tutti i dolci, dalle patatine, da una immensa ciotola di pop-corn e poi...dal make up mio e di Bea.
E se ve lo state chiedendo, abbiamo impersonato rispettivamente (e molto discutibilmente) il Joker ed un vampiro.

I bimbi rimangono colpiti e gioiscono, anche se Pastrocchio è sempre monello.
Li intratteniamo con una caccia al tesoro e poi con due rotoli di carta igienica: vi pare possa mancare il gioco della mummia? Così mamma e Chiara si ritrovano a tifare per i propri (mini) partner che girano loro intorno cercando di ricoprirle di carta.
Si diverte anche la piccolina di casa, che spalanca gli occhietti fantastici che si ritrova, girando la testolina per non perdersi neanche un dettaglio.

Vince Scarabocchio, ma poco importa: la fontana viene avviata e una cascata di cioccolato accoglie quello che decidiamo di immergerci, affogando tutto il resto dei pensieri.
Decisamente l'anima zuccherosa della festa l'abbiamo colta!

Poco prima delle 20 è ora di casa. Un bacino e rimango col trucco che mi pizzica il viso ma che fa ancora ridere chi mi guarda, non tanto quanto lo stile di Bea, però.

Io e le altre ci diciamo soddisfatte: in fondo non abbiamo realizzato nulla di eccezionale, ma la gioia dei due monelli ed essere state con la piccolina vale più di qualsiasi altra cosa al mondo.
E poi ne ricevo conferma.


Ho deciso, però: quest'anno è andata com'è andata, ma il prossimo mi servirà Batman, eh!

Una buona serata, a chi non è come neve...

martedì 28 ottobre 2014

Ci si deve assaporare

Dolci, agri, ingenui erano i miei morsi
e quanti errori accumulati senza mai capire
che per gustarsi meglio ci si deve assaporare
piano, lentamente.
Con la testa lievemente,
cominciare dall'esterno per lasciarsi alla fine.

E' incredibile come riesca a trovare, per ogni concetto che ho in mente, un pezzo dei testi del mio cantautore (che definire) preferito (non renderebbe proprio l'idea).
Si, perché se dovessi dare una forma concreta a quello che sto per scrivere, userei certamente i movimenti descritti su.

Fluidi, che si incastrano perfettamente l'uno con l'altro senza annullarsi a vicenda. Perfetti.

L'amore te lo immagini sotto la pioggia, magari col freddo come pretesto per allontanare i brividi pelle contro pelle. Ma il bello è che ti sorprende anche col sole cocente, in una mattinata che può o non può promettere sorrisi. Dopo una lunga camminata in salita, con il peso della stanchezza addosso.

Ma poco importa, perché quando arriva tutto cade e rimani tu di fronte a lei.

Ci sono modi diversi per avvicinarsi ed, ovviamente, dipende. 
Puoi essere cauta e delicata, o puoi semplicemente lasciarti andare alla passione nella sua forma più pura e sbranare l'oggetto del tuo desiderio.

Ma a volte tutto è così veloce e così forte che è la foga a scegliere te.

Mi sono ritrovata, così, irresistibilmente attratta ed ogni mia resistenza è stata vana, ammesso che poi ci abbia davvero provato, a resistere.
E se è vero che l'occhio vuole la sua parte, è stato altrettanto sorprendente constatare come la voglia di assaporare ogni angolo si facesse strada nella mia mente, lasciando indietro ogni altro senso.

Abbandonata ogni strana perversione del chi resiste di più, disarmata di ogni pudore, mi sono lasciata affogare in un gusto piacevolissimo. Di quelli che ti circondano e ti sovrastano contro ogni tentativo di divincolarti.

Una passione così forte, da levarti anche l'interesse verso eventuali occhi indiscreti.
Perché l'occasione di fare l'amore così, senza timore, sicura della tua scelta, libera di ogni catena mentale, potrebbe non ricapitarti mai più nella vita.
Un piacere letteralmente carnale, di quelli capaci di risvegliarti da qualsiasi torpore. Fatto di movimenti lenti, per paura di far scappare qualsiasi brivido. Di ingordigia, con l'illusione di poter trattenere anche il più piccolo respiro. Di estasi, con la convinzione di voler replicare sempre e di più.

Fino ad arrivare al culmine e con immensa sorpresa scoprire che il meglio stava solo per arrivare, anche se i brividi fino a quel momento erano stati inarrestabili ed impareggiabili. 
E poi una lenta, lentissima discesa verso la fine, con le mani ad aggrapparsi all'ultimo morso rubato, ritrovandosi forse con un senso di colpa in più, ma assolutamente soddisfatti e complici.

Forse è quello il momento più strano o forse il più devastante: quello in cui si è nudi di fronte alla passione fugace appena consumata. A guardarsi le mani, assaporarsi le labbra e risentire ancora un ultimo, impercettibile fremito pulsare un immenso colpo al cuore.

Raccogliere le briciole di quanto rimasto, farle volare via, nasconderle il più possibile e mantenere il segreto con chi non capirebbe. Con chi sarebbe semplicemente uno sgradevole spettatore di un amore così folle, magari.

Io non avrei mai pensato di scrivere un post del genere, soprattutto non sul mio blog ma è inutile farsi scudo di una inutile ipocrisia. 
Quando sei di fronte a qualcosa di così grande e così unico, non puoi fare a meno di lasciarlo impresso da qualche parte.
E credetemi, se anche voi aveste assaggiato le ciambelline al cioccolato che il forno siciliano vicino alla mia università prepara costantemente, avreste scritto più di questo. 

E se mi dite che avevate pensato il post si riferisse ad altro, allora non mi conoscete bene. Per tutti gli altri..peccato, non ve l'ho fatta ^.^

Una dolcissima giornata, a chi non è come neve...

lunedì 20 ottobre 2014

It's where my demons hide

Di tutte le 24 ore che abbiamo a disposizione, nell'arco di una giornata, quelle al buio sono le migliori per me.
La notte è il momento perfetto per mimetizzare le proprie ombre; per dire quello che non diresti sotto i raggi del sole, come se questo fosse una spia che mettesse in risalto i nostri peccati; per amare in tutti i modi ed in tutti i sensi qualcuno.
Ma soprattutto, basta ipocrisia e basta pudore, di notte io voglio..dormire!

Si, perché parlate con una che il giorno del proprio Battesimo, quando ancora era uno scricciolo biondo che non sapeva neppure stare in piedi, dormì tutto il tempo. Mi svegliai praticamente alla fine solo per le foto (e immagino non di mia spontanea volontà).
E se il color miele dei miei capelli con gli anni è andato via, via sparendo, il mio amore per l'arte del sonno è rimasto radicato.

Ultimamente però, direi circa due mesi, le mie notti sono spessissimo colorate da incubi e sogni terribili che il più delle volte, oltre che un ricordo nitido, non mi hanno lasciato nulla. Ma un altro paio mi hanno fatto svegliare col cuore a mille ed un sussulto.
Quando dico spessissimo, non uso un termine a caso, perché da brava ho contato che, ad esempio, nelle ultime 22 notti, 11 son state popolate da situazioni oniriche alquanto spiacevoli.

Io che sono tanto amante dello spatter, mi ritrovo quindi a sognare, (usando come metro di giudizio le mie sensazioni), dalle cose più leggere come esplosioni, aghi che mi infilzano la mano o che trapassano il braccio (che è sempre il destro, ho notato), tizi che vogliono uccidermi, a cose che davvero mi hanno fatto accendere la luce per constatare che fossi veramente sola in camera e fosse tutto ok, come ragni e ragnatele addosso, topi che mi si infilavano nella maglietta salendomi sulla schiena (e qui, che schifo, quella notte mi sembrava talmente reale che mi son svegliata coi brividi) ma soprattutto (perché questo mi ha lasciato una sensazione terribile e ricordo ancora ogni particolare) un demonio che, non so perché, nasceva dal corpo di uno dei miei cani (che mi ha lasciata qualche settimana prima del sogno, tristezza...) ed aveva un viso femminile. Mi guardava, si avvicinava a me perché io ero stata l'unica a capire che di demone si trattava e, quando per paura mi metto ad urlare a mio padre, lei si avvicina a lui, solleva una mano e nel sogno sento che sta per avvenire una di quelle cose alla Paranormal Activity in cui con un colpo secco e rumore assordante vieni colpito. Ma non fa in tempo a succedere perché mi sveglio di soprassalto.

In sintesi, quindi, quello che ne viene fuori è che sono matta o una futura serial killer e probabilmente lo sto esprimendo nell'inconscio. E ciò sarebbe divertente, perché ho un aspetto minuto, quasi delicato, e sarei sicuramente la meno sospettabile dalle forze dell'ordine ^.^

Se invece vogliamo parlarne seriamente, cercando un po' qui ed un po' lì, i miei incubi hanno a che vedere con una sorta di oppressione che vivo non si sa per chi o cosa; sensi di colpa; stress.
Beh, certo è che meglio di me non mi conosce nessuno e, per quanto possa essere interessante analizzare ciò che sogniamo, dandogli un tocco psicologico, sono pienamente convinta che lì vediamo quello che ad occhi aperti scacciamo.

Così, aldilà di libri, ricerche ed interpretazioni varie, a me è bastato guardarmi allo specchio quel po' di volte per riconoscere i miei demoni. E si, ammetto che qualcosa la ricaccio, di tanto in tanto.
Non per fastidio, non mi spaventa, non è irrisolta. E' solo la consapevolezza che avrei potuto fare meglio, nonostante poi abbia fatto la cosa migliore. Che sembra un paradosso, detta così, un controsenso. Ma io mi capisco.

Non sono stata educata con la ferrea convinzione che tutto deve essere fatto nel modo perfetto e senza sbagliare mai, mi ci sono abituata da sola, per mia natura. Ecco perché, sui miei passi falsi torno più di quanto non sembri: non è mera voglia autolesionista, è solo un 'potevi fare meglio' ricorrente.
Un po' come quando passi un esame impossibile con un certo voto. Non esiste che era l'esame troppo difficile, anche se lo è, esiste che avresti potuto studiare meglio.

Quindi sono arrivata alla conclusione che le mie notti non sono altro che un riflesso dei balletti odierni della mia mente. Tanto che ieri sera, prima di lasciarmi cullare da Morfeo, mi sono lasciata volutamente andare ad un pizzico di rabbia. Non per cattiveria, solo come semplice giustificazione delle mie mosse. Un po' come guardare negli occhi i tuoi piccoli fantasmi, perché se li conosci bene li puoi affrontare, e se fai loro paura, questi scompaiono.

Et voilà, stanotte ho dormito bene, senza nessuna strana compagnia.
Perché, ve l'ho detto, meglio di quanto ci conosciamo noi stessi, non ci conosce nessuno.

E voi, i vostri demoni li (ri)conoscete?

Perché, lo sai, chi non ha una vita sogna.
Ed a forza di sognare ho confuso giorno e notte e non riesco più a dormire.
E' fatta di divieti ed ogni nostra cosa,
la vita, è sempre bella perché la vita non riposa...

Una buona giornata, a chi non è come neve...

mercoledì 15 ottobre 2014

Ma non te l'ho mai detto e dentro urlavo a Dio 'ancora..'

Ho una cartella sul desktop, si chiama 'C'era una volta'. Dentro ci sono canzoni, video, ore di una voce bellissima. E poi c'è questo. Le primissime mail in assoluto che due blogger che non si sono mai visti, poco meno di un anno fa, si sono scambiati.


23/10/2013
Non prendiamoci in giro, su. In quanti stati sei ricercato?!
****
Ahahah, tutto il Sud America, infatti per questo parlo spagnolo, ricordi di quando ero ingabbiato in Messico :))))))
Ps: ma la mail è il codice fiscale del tuo cognome e nome vero? Che attento osservatore eh? :)))) non preoccuparti, il cognome lo so solo perché quando ti ha scritto tua sorella Maria Luisa.. era piuttosto palese ed impossibile non notarlo ;)
****
Si, sono i miei dati veri :-) lo so, infatti anche per questo ho messo la foto. Mi stavano mettendo tutti sulla piazza, quindi ihih. Il tuo si può sapere?
****
:)
Beh allora intanto premetto che mi fa piacere scriverti per la prima volta in questo modo diverso, certamente più riservato, mi fa anche un po "strano" sinceramente, ma uno strano assolutamente positivo eh :) sarà pure normale del resto, quando le cose, e in questo caso le persone, si iniziano a "definire" non può che essere così ;)

Dunque, (...)

Chi ha imparato a leggermi, ma intendo leggermi davvero, sa che io non sono la tipa che scrive qui certe cose, e se le scrive lo fa in modo che qualcosa in sospeso rimanga sempre. Perché è più bello così, a mio gusto.
Ma stavolta no. Stavolta vi apro la mia cartella.
E lo faccio perché due sere fa, fino mezzanotte e mezza sono rimasta davanti a questo schermo ad ascoltare una voce registrata.
Che, la primissima volta, mi cita un pezzo di Tiziano, comincia a prendermi in giro e poi la registrazione diventa una chiamata a cui io rispondo quasi a monosillabi perché mi vergogno di far sentire la mia (si dirà poi dal mittente, pensate che cattivo, 'fastidiosa' e con 'un accento terribile', ihih), di voce.
E poi ci si conosce meglio, si passa da 'mi hai tenuto una buona compagnia' a 'sento che potrei essere Lei', arrivando ad 'allora ci vediamo?'

E poi un lungo cammino in cui, non vi nascondo (anche perché il blog non l'ho mai censurato neanche nei post molto meno recenti in cui era chiara una situazione che vivevo da diversi anni) c'è stata più volte la possibilità di franare. Qualche passo falso l'ho fatto, ma dicono che, per quanto non mi piaccia, il fine giustifica i mezzi, o no?

Quindi la voce diventa un viso, un corpo, che appena arrivato alla stazione si abbraccia al mio come se non avesse mai fatto altro che questo. Io ero la timidezza fatta a persona, non riuscivo neanche a guardarlo negli occhi, anche quando, di contro, lui mi diceva cose dolcissime. Che, ad esempio, ero più bella di quanto non si aspettasse.

E dopo un paio di giorni insieme, un saluto e una domanda sospesa in aria 'Ci rivedremo ancora?'.
E quella domanda dopo un po' si concretizza di nuovo con la voce che mi dice di scegliere liberamente quello che sento. Ma di non pensare a quello che ''non c'è ora'' perché potrebbe esserci se solo lo volessi io.

Ed allora le chiamate si moltiplicano, le parole son sempre più consistenti, si prenota il secondo biglietto e stavolta è un po' più semplice nonostante tutta la situazione in sé sia davvero al limite.
Ed infatti arriva la tempesta. Una sera strana, come un terremoto in un deserto che crolla tutto, e crollo io. Solo lui resta fermo; se ne sta ad un passo da me e si dice pronto a raggiungermi. Lui che sarebbe potuto essere il primo a scappare. Invece no, mi dice 'Tu pensi che potresti davvero scegliermi, pienamente, e continuare, finalmente per bene questa nostra storia?'.

E beh, penso che la risposta non debba scriverla.

Oggi sono 11 mesi dalla data del primo biglietto e sono cambiate tante cose. Con un po' di fatica, la giusta dose di lacrime ed un pizzico, forse, di follia o coraggio, quello che scrivo non riguarda più un semplice blogger. Il bivio ha lasciato il posto ad una strada sicura; la voce stupenda si mescola completamente e continuamente alla mia in chiamate, audio, conversazioni viso a viso, com'è naturale che sia.
Ed è, secondo me, proprio questo che lo rende eccezionale; il fatto che sia normale, quotidiano, semplice nonostante nessuno, immagino, avrebbe scommesso su noi due.

Invece ci siamo, e perché non dovremmo, in fondo?
Innamorarsi di un'anima, di una mente, penso fosse la cosa giusta che doveva capitarmi.
Poi, cosa volete che vi dica, se dietro l'anima c'era anche un viso stupendo? Nella vita ci vuole fortuna, io ne ho parecchia, a quanto pare.

Ed oggi vi ho semplicemente detto com'è capitato.

Una buona notte, a chi non è come neve...

(...) E rivederti è l'unica cosa cui penso e voglio (...)

P.S E non ditemi che non ve lo eravate mai davvero chiesti, su ;-)

venerdì 10 ottobre 2014

E guardo fisso quella porta, perché se entrassi un'altra volta.

Immagino che vi siano episodi che, nella vita di tutti, possano rappresentare delle tappe implicitamente obbligatorie da raggiungere.
Scremando le varie categorie e prendendone una random, vi sono ad esempio la prima festa universitaria, la prima volta che ci si ubriaca, l'esame di diritto privato, il prima 30 ed il primo 18, la prima volta che si resta chiusi fuori casa senza chiavi.

Come prassi manca di nuovo l'acqua nel mio palazzo. Lamentele varie finché si arriva alla conclusione che verrà montata una cisterna più grande per ovviare ad un problema che, potete immaginare, non è possibile sostenere, in estate quanto in inverno.
Da brave ragazze decidiamo di non poter lasciare la cucina in stato pietoso, non potendo lavare le stoviglie e non disponendo di piatti di plastica, quindi aggiriamo il problema alla base optando per una pizza.

Generalmente usufruiamo del servizio a domicilio: una chiamata, si spiega dove ci troviamo e siamo già con l'odore delizioso della cena calda sotto il naso, senza aver mosso un dito. Certo, potrebbe essere una mossa azzardata, sia mai che il fattorino nel tempo libero si diletti a fare il maniaco seriale e decida di venirci a trovare a sorpresa, essendo noi cinque ragazze sole ed indifese. Ma cosa volete che vi dica, per una pizza come quella che ci porta vale la pena di rischiare. E si, siamo delle temerarie, lo sappiamo.

Stasera, però, una di noi è particolarmente indecisa sul condimento e ben disposta a camminare, per cui decidiamo di uscire ad ordinare direttamente in pizzeria e poi tornare a casa col trofeo bollente.
Siamo in tre. Una chiama l'ascensore, l'ultima chiude la porta ed io frugo nella borsa per chiudere a chiave casa.

'No, ragazze, ho cambiato borsa e non ho le chiavi dovete chiudere voi'
'Le ho lasciate dentro quando sono andata a prendere l'acqua'
'Cavolo, ragazze, non scherzate, non le ho neanche io!'.
Comincio a ridere guardando la faccia di quella che esclama l'ultima frase: si mordicchia l'unghia ridendo a metà e quasi sconvolta.

Niente paura, chiamiamo la proprietaria di casa che ha un doppione.
'Salve, signora. E' in zona?'
'No, non sono nei dintorni. Sono ad una riunione, perché?'
Panico. Spieghiamo la figura da babbee che abbiamo appena fatto e lei, impassibile ed indifferente, ci dice di andare a cena fuori e di risentirci tra un'ora e mezza.
Sono le 20.00

Andiamo a mangiare sta benedetta pizza. Cerchiamo di perdere tempo, mentre il cameriere che, ragazzi giuro è uguale a Fabrizio Corona, ci invita a spostarci di posto perché fa caldissimo in quello che abbiamo scelto.
Mangiamo con calma, spiando il telefono con la speranza di ricevere presto la chiamata che ci salverà la serata e ascoltando una coppia che non so se sia effettivamente tale, con lei che è l'apoteosi della finezza (lo attacca ad ogni parola con quel dialetto tipico che mi mette i brividi, lasciando ben poco di segreto a noi altri commensali. Che manco io arriverei a tanto, e ciò è tutto dire).

Finiamo più o meno alle 21.30, paghiamo ringraziando e ci avviamo verso casa. Fa freddo e c'è davvero poca gente in giro, saranno tutti alle feste nei locali vari? Citofoniamo a caso nel nostro palazzo per farci aprire il portone e saliamo. Niente, la signora non chiama.
Siamo indecise se insistere e richiamare noi, dato l'orario che è oltre quello stabilito, o se fare le buone ed attendere ancora. Ci sediamo al buio sulle scale, scattiamo foto, ridiamo ed ascoltiamo i vicini rumorosi parlare di chissà cosa. Decidiamo di richiamare, passando anche magari per maleducate, chi lo sa. Nessuna risposta.

Ammetto che i nostri pensieri non sono stati i più gentili verso i proprietari e decidiamo di smaltire l'attesa con una passeggiata. A mio avviso inutile, dato che fa un freddo bestiale e in giro ci sono solo cretini che quando vedono un essere femminile respirante si attaccano al clacson dando vita alla scena che, a mio modesto parere, è davvero la prova che alla disperazione non c'è mai fine.
Sono le 22 passate, ritorniamo di nuovo su, stavolta il portone principale è aperto, stessa scena di prima. Sedute al buio ridiamo come le sceme, proviamo perfino una scassinatura strisciando una scheda rigida ma nulla: la porta, a dispetto dell'aspetto tutt'altro che rassicurante, si dimostra parecchio sicura. Buon per noi, ma non stasera.
Passa per l'ennesima volta il signore del piano di sopra. Immagino si sia fatto due domande, dato che ci ha viste praticamente tutta la sera lì sedute.

Sono le 22.35, ascensore, è il marito della signora. Si sorprende a vederci sedute lì. Ci guarda 'è meglio che non dica nulla' (anche lui, ovviamente, con l'accento del dialetto credo peggiore della mia regione, non me ne voglia chiunque passi da qui, ma sappiatelo) e ci apre.
Un po' superiore ci chiede se conosciamo il tizio che ha tenuto il convegno, aggiungendo 'meno male che ha fatto pausa e son potuto scappare un attimo!'. Si, sia mai.
Il tizio in questione è famoso per il suo impegno nel sociale, lavorando insieme ai bambini colpiti da gravi malattie. In un attimo mi balena in mente che ai due coniugi preme tanto partecipare a queste iniziative e poi, concretamente, con noi non sono poi così tanto...gentili, disponibili e simpatici.

Ma va beh, forse è diverso e non lo capisco io.

Rientriamo finalmente in casa, sono stanchissima, non dormo bene da due notti (e questa è un'altra storia ancora, non ne parliamo), voglio solo abbracciare il mio amato letto e non lasciarlo per almeno 10 ore di fila.

La lezione di domattina salta: materia scelta all'ultimo momento sostituendo un'altra che, a quanto pare, è solo un incubo.
Apriamo il rubinetto. Ancora niente acqua. Vado a dormire. Un grillo fuori dalla finestra tiene un concerto tutta la notte.
Perché al peggio non c'è mai fine.

Una buona giornata, a chi non è come neve...

mercoledì 1 ottobre 2014

Che anche io son morto già

E' ufficialmente iniziato il nuovo anno universitario da circa una settimana. Tutte materie a scelta, che io ho sapientemente indirizzato sul filo manageriale. Orario assolutamente ok, se pensiamo che così posso tornare a casa già Mercoledì (volendo affrontare tutti i paeselli della costa opposta), massimo Giovedì (per le modiche due ore e mezzo); un pochino meno simpatico per il fatto che mentre tutto il resto dell'ateneo torna a casa per il pranzo, io ed i miei colleghi camminiamo come zombie sotto il cocente sole (che solo un Calabrese può capire davvero la sofferenza) per stivarci in un'aula piena.

Lunedì sera alle 21.00 circa il mio collega, nonché ex compagno delle elementari prima, superiori poi, scrive sul gruppo WA di vederci insieme al terzo componente dello stesso, per un paio di ore, a casa sua.
Tentennamento da parte di lui, poi incredibilmente si convince. Abitiamo tutti nella stessa zona, quest'anno, quindi sarebbe veramente scandaloso non vederci almeno una volta. Quello che non era entusiasta di uscire bofonchia perché deve venire sotto casa mia, allungando quindi il tragitto, perché io da sola, di sera, non esco. Giusto per rendere onore alla galanteria.

Eccoci qui, un pacco di patatine, da bere, un divano ed una poltrona. Ridiamo e ci raccontiamo di questa ragazza fidanzata con quello; delle lezioni scelte e quali è meglio evitare; dell'ultima malalingua del paese già in circolazione. Propongo di non fare troppo tardi, ed in un attimo è già mezzanotte inoltrata. Quando scocca me ne ricordo.

Sono già passati cinque anni, ed i ricordi sono sempre quelli.
Non possono cambiare, perché il tempo passa, ma voi vi siete fermati lì.
O meglio, vi ha fermati qualcuno forse perché era scritto da qualche parte che doveva andare così. Che dovevate capitare voi.

Forse sfortuna, forse un piano più grande scritto dall'alto che non ci è dato capire.
Forse la superficialità di chi si mette alla guida con un bicchiere di troppo.

E' uno strano modo di vedere la vita, dal lato della morte. Il tempo scorre, e si porta via tante cose, cambia i ritmi, le stagioni. Cambia il pensiero, i sentimenti magari, le ambizioni. Le mete.
Eppure certe cose si fermano. perché semplicemente non possono andare avanti. Intrappolate in un attimo che ti lega mani e piedi e ti soffoca fino a paralizzarti.

Non so com'è il 'dopo', non ci penso perché tanto non potrei rispondermi, ma se dovessi immaginarlo sarebbe così.
Una scarica elettrica da toglierti il fiato e poi una teca di cristallo in cui rimanere per sempre, a guardare gli altri scorrere e correre. Desiderare, forse, di rompere il vetro anche una sola volta e prendere la mano di chi sta lì a piangerti e ad urlare il tuo nome o a chiedersi perché.

Come se una madre potesse riportare un figlio, che allora non era neanche maggiorenne, in vita solo con lo strazio che si porta dentro all'idea di baciare una bara chiara adornata dalla maglia della squadra del cuore.

Come se un padre con la lacrima ferma all'angolo dell'occhio, trattenendola a stento, potesse trovare la forza di far tornare a battere un cuore immobile. Che non pulserà mai più, se non dentro la mente, come un martello pneumatico che ti toglie il sonno e si sincronizza con le lancette di un tempo che hai un po' meno voglia di vivere.

Lo immagino così, con picchi di lancinante orrore, al pensiero che un amico, un compagno, un fidanzato, un figlio, adesso ha la pelle bianca e fredda e peggio, un viso che si fa fatica a riconoscere, tanto forte è stato l'urto con l'asfalto.
Con i brividi a fior di pelle, ed anche di cuore, all'idea che gli occhi, verdi di uno e azzurri del suo amico, non saranno altro che piccole biglie di vetro tanto lontane dalla luce, quanto vicine alla fredda terra.

E poi lo immagino con tutta la paura del mondo, sapendo che non è la prima volta e non sarà purtroppo l'ultima al mondo. Con tutto il terrore dell'universo che l'inconsapevolezza che l'ultimo sorriso, l'ultimo 'ciao', l'ultimo abbraccio, è davvero l'ultimo.

Ecco, io penso che nulla sia più terrificante dell'ultimo sguardo prima che tutto sia finito.

Mi faccio riaccompagnare a casa, fa un freddo pazzesco. Di quelli che più freddo c'è solo il gelo che ti porti dentro in certe serate.
Chiudo il portone, prendo l'ascensore e rientro silenziosa ed al buio in casa, mentre tutte le altre dormono.
Penso che voglio scrivere di voi anche quest'anno.

Poi una telefonata con la voce calda.

E' uno strano modo quello che ha la vita di mescolarsi con la morte.

Una buona giornata, a chi non è come neve...

venerdì 19 settembre 2014

Come sospesi su un filo. Di neve.

Allora pensò che per quanto la vita sia incomprensibile, probabilmente noi la attraversiamo con l'unico desiderio di ritornare all'inferno che ci ha generati, e di abitarvi al fianco di chi, una volta, da quell'inferno, ci ha salvato. Provò a chiedersi da dove provenisse quell'assurda fedeltà all'orrore ma scoprì di non avere risposte. 
Capiva solo che nulla è più forte di quell'istinto a tornare dove ci hanno spezzato, e a replicare quell'istante per anni. 
Solo pensando che chi ci ha salvati una volta lo possa poi fare per sempre
In un lungo inferno identico a quello da cui veniamo. Ma d'improvviso clemente. 
E senza sangue.
A. Baricco

Esattamente così. Veniamo tutti da un personale Inferno, chi da delle fiamme ardenti ed avvolgenti, chi dal freddo siderale di affilate lingue di ghiaccio. Ci crogioliamo nel nostro limbo aspettando una mano tesa che ci tiri via dalla nostra culla e ci salvi, per poi riportare il nostro treno lungo i binari destinati al punto di partenza, solo col vagone un po' più affollato.

Affollato da parole, pensieri, gesti ed emozioni. Affollato da esperienze ed errori, scelte e scalate più o meno ripide. Affollato da chi, o da cosa, ti ha salvata. Affollato da tutto o da niente, ma con un capolinea assolutamente certo: il tuo Inferno.

Così, quotidianamente e certamente un pochino meno poeticamente, il treno di tutti scorre sulle proprie rotaie, e rallentando prima di fermarsi annuncia ai passeggeri che il proprio dovere è stato compiuto; la meta è stata raggiunta.
Prima un piede, poi l'altro e l'Inferno.

Ecco. Io personalmente il mio arrivo l'ho immaginato nei minimi dettagli, pur non vedendolo.
Ed ho immaginato tanti sorrisi, perché se è vero che l'Inferno è sempre Inferno, è altrettanto verosimile che qualcosa di buono deve pur sempre esserci, per voler compiere un lungo giro che avrebbe potuto portarci ovunque ma che, alla fine, ci ha lasciati lì.

Ho visto luoghi famigliari, ma d'altronde lì sono stata generata, se non li avessi riconosciuti io, chi altri avrebbe potuto?Ho visto visi immobili nel tempo e sguardi modificati da bufere e accecanti raggi del sole. Ho respirato e toccato le mie bellissime fiamme roventi sopportando il calore che mi stringeva la gola. Insomma, sono lì.

E lo siete tutti. Lì.
E' sorprendente a pensarci, quasi stupefacente. Rimanere sempre nello stesso, identico punto, eppure renderci conto che nulla è come prima. Che è bastato un semplice nuovo abbraccio, un bacio, un tocco per salvarci e trasformare il nostro Inferno in un posto senza sangue.

Se pensate che quello che sto scrivendo possa avere anche una sola sfumatura tetra, scura, quasi terrificante, vi sbagliate. O vi ho fatto vedere male. Perché quello a cui, in modo molto personale, sto cercando di dare forma è qualcosa di assolutamente pieno di luce, gioia. Di vita.

Parlo di un posto in cui, se proprio vogliamo farla breve, ci ritroviamo perfettamente, grazie alla costante presenza di chi ci ha permesso di rivedere tutto con occhi nuovi, una volta, ed ha deciso di continuare a farlo.
Spettacolare e grandioso.

Felicissima, in un Ade che sa di tutto meno che di dolore, tristezza, punizione. Sconfitta. Con la presenza di qualcuno che è celestiale, puro come l'acqua che sgorga dalla fonte più incontaminata e dolce, com'è dolce il sorriso di un bambino.
Bello come lo è svegliarsi di mattina col profumo dei cornetti caldi.

Mio, com'è mio il petto dentro il quale batte il suo cuore. E mio, com'è mio il cuore che batte dentro il suo.

Felicissima, dentro un'esplosione pazzesca che tortura i timpani ma non fa male; distrugge gli occhi ma non stanca mai. In un Inferno paradisiaco dove mi sono spezzata più e più volte, tra lame affilate e laceranti su cui adesso cammino leggera a piedi nudi. Non da sola. O non ci sarei tornata.
O meglio, non ci sarei mai uscita.

Tante parole, metafore e similitudini, per dire quello che si può riassumere in un semplice concetto.
Penso che nella vita, in qualsiasi direzione si voglia andare e si vada effettivamente, c'è sempre una tappa fondamentale, quella in cui ci siamo frantumati in mille pezzi. Ed è in quel punto preciso che scorgiamo qualcuno (io sono stata fortunata, chi mi ha salvata ha pure gli occhi più belli del mondo) che ci tende la mano e con il quale scappiamo. Solo che siamo umani ed in quanto tali propensi a ricercare quel senso di ferita aperta ed allora ci buttiamo di nuovo, sempre, per qualsiasi motivo vi venga in mente, in quel baratro dal quale eravamo evasi. Perché la vera fortuna non è non cadere mai, ma avere qualcuno disposto a riportarti sempre su.

Allora diventa una danza bellissima, in cui ogni volta che la mano si tende e poi si ritrae ti porta dentro una stretta più forte e piena di passione, dalla quale non vuoi e non puoi divincolarti.
Ecco, io ho imparato a ballare come se non avessi mai fatto altro tutta la mia vita.

Tornate sempre nel vostro Inferno, e se vi accorgerete che d'improvviso qualcuno lo ha trasformato in un posto clemente, nonostante sfondo di vostre numerose fratture, allora potrete dire che quella persona vi ha salvate.
E poi...salvate a vostra volta..

E sentì il velluto della sua voce quando gli disse- sei tornato- dolcemente- sei tornato.

Una buona serata, a chi non è come neve...

sabato 6 settembre 2014

So let's set the world on fire

Il mio Settembre inizia con la mia pelle sprezzante del freddo quasi autunnale che ha fatto capolino da un paio di giorni a questa parte e con un tempo, appunto, variabile quasi quanto il mio umore.

Strana l'estate. Strana questa estate.

Strano come è stato facile passare da notti insonni ad affogare nella tristezza, a notti in spiaggia sotto le stelle.

Si organizza un falò stranamente (per noi) in un giorno. Tutti sono liberi, tutti entusiasti. Ci sono le macchine, c'è il cibo, da bere, le legna per il fuoco. Quasi troppo facile.
Si arriva e l'autista designato, snobbando la mia raccomandazione, lascia che la macchina si infossi nella sabbia. Mi sgrida dicendomi che ho gufato.

Certo, perché se davanti a noi c'è un fosso di sabbia ed io ti dico 'guarda che per le leggi che regolano tutto l'Universo non ci passiamo' e tu come un fessacchiotto ti ci ficchi dentro con una vettura che non è un fuoristrada e poi non la riesci a togliere, è colpa mia. E della sfortuna.

Risate generali quando gli altri arrivano e vedono la scena. Nuvoloni di polvere che non vi dico. Le proviamo tutte: prima, retromarcia, cerchiamo di spostare della sabbia, irrigidiamo la base con legna e pietre, spingiamo. Nulla. Neanche mezzo centimetro.
Azzardo a proporre il lato positivo 'E dai, almeno non te la rubano!'.

Chiamiamo un altro nostro amico, arriva dopo mezzora circa con l'occorrente per trainare. E' più incacchiato lui, e non so perché, che il proprietario della macchina.
Ringraziamo il buon vecchio A. che combina sempre qualche cavolata e ci fa ridere.

Intanto abbiamo acceso il fuocherello, ordinato il cibo, messo tra il ghiaccio le birre.
Ci spogliamo e ci tuffiamo.
Una volta nera, non caldissima come ci si aspetterebbe di sera, soprattutto considerato il leggero ventarello. Ma ci stiamo, siamo giovani.

L'ultimo nostro amico arriva poco prima del cibo.
Siamo intorno al fuoco e mangiamo tranquilli. I ragazzi si spostano più volte, causa vento dispettoso che muove il fuoco. Immaginate la sabbia che portano dietro e soprattutto sul cibo dei ragazzi accanto.
Si ride, si ride parecchio. Mi vorrebbero anche costringere a bere, ma nulla. Io e le bibite diverse dall'acqua non andremo mai d'accordo, figuratevi se è alcool. Ovviamente tutti gli altri disapprovano ed alla fine, per accontentarli mi bagno le labbra con sta birra che già solo l'odore mi ispira poco e che, tra l'altro, mi lascia un taglio con la bottiglia sulla mano.

Finiamo in fretta di cenare. Si parla, si scherza.
Ci sdraiamo sul telo mare, a mezzanotte siamo rimasti in sei: io, Gio ed i ragazzi.
Vogliono mettere su il gioco della bottiglia. Adolescenti per sempre. Chiedo a che pro, dato che siamo solo due ragazze ed io sicuramente non bacio nessuno. Si lamentano, fanno storie.
Mi danno pure dell'antica. Io rido e disdegno i loro 'per un bacio, siamo tra amici'.

Il gioco brucia in fretta. Continuiamo da eterni dodicenni con scherzi a tipi particolari (che non è un offesa) e lì si che siamo davvero noi.
Intanto, so che non ci potrete credere, ma il ragazzo che è arrivato per ultimo, dalla fine della cena ha cominciato a dormire profondamente intervallando piccoli risvegli.
(E no, non siamo noiosi e soporiferi noi, è lui che il giorno lavora e la notte fa mattina alle feste nei locali, quindi al nostro falò ha trovato un po' di ristoro)
Ci fa ridere perché durante il gioco della bottiglie, al suo turno, lo svegliavamo e lui con voce impastata bofonchiava qualcosa e poi si riaddormentava.

Verso le 3 o forse le 4, il fuoco regge ancora: noi 5 ne siamo leggermente lontani, mentre il 'bello' addormentato ci costringe a ripararlo, ogni tanto, dalla fiamma trascinata dal vento. Poi si sveglia, si alza 'Va beh, ragazzi, fatemi spazio' e ritorna a dormire in mezzo a noi: siamo praticamente ammassati su tre teli da mare che manco i peggiori accampati.

Si sta bene, non c'è nessuno intorno. Solo una musica leggerissima di una festa ad un locale poco lontano e qualche stella cadente. D'altronde, non c'è davvero neanche mezza nuvola, non ci sono luci, non c'è una Luna particolarmente luminosa: solo un cielo nerissimo con dei puntini bianchi. Da far quasi paura.

Si fanno le 4.30, comincia ad essere un po' tardino, ma nessuno di noi vorrebbe davvero andar via: si sta bene, tutti insieme, nessuna malizia, nessun eccesso, semplicemente sei ventenni che ancora ne hanno da crescere. Ci diamo ancora mezzora, spegniamo il fuoco, più vivo che mai.

In strada non c'è davvero quasi nessuno, solo le nostre macchine (compresa quella di A. letteralmente ricoperta di polvere) e qualche altro baldo giovane di ritorno da chissà quale serata.
Ci salutiamo e ci abbracciamo nel parcheggio.

Arrivo a casa e mi vengono incontro i miei cani. Mi scortano fino alla porta e poi se ne tornano buoni al loro posto.
Mi assalgono i pensieri ed i ricordi della sera prima. Li scaccio via prima che mi divorino del tutto. Stasera sono troppo stanca. Torneranno domani.

Tornano sempre.

Buona giornata, a chi non è come neve...

venerdì 15 agosto 2014

Di chi vive soltanto un paio d'ore.

Io non piaccio al caldo ed il caldo non piace a me. E' inutile.

Ha sempre avuto un ascendente negativo, quest'aria calda che non solo mi impigrisce, mi toglie voglia di fare ma soprattutto mi rende più intrattabile del solito. Diventa una tortura starmene seduta anche solo a pensare, se l'aria non è piacevolmente fresca. O tendente, quantomeno, al non bollente. Solo l'acqua raggiunge, anche d'agosto, una temperatura tanto alta da lasciarmi un tipico rossore sulla pelle a fine doccia. Ma c'è differenza tra i due elementi.

Tuttavia, Agosto mi riserva uno dei momenti più belli dell'anno: la notte di San Lorenzo.

La aspetto come aspetto il Natale, non c'è nulla che tenga; non c'è sonno che mi spiazzi; non c'è nuvola che mi faccia desistere. Cascasse il mondo, io devo essere col naso all'insù a spiare queste lucciole infuocate che siano veloci, lievi o ben definite.

L'anno scorso le guardai da sola, sul piazzale di casa mia, seduta sul cemento che mi pizzicava la pelle nuda delle gambe.
Tutto buio, come rito prevede. Un vento leggero che muoveva le foglie degli alberi folti, qualche cane lontano cui rispondevano i miei. Rumori che, un po', inquietavano la mia solitudine ma che non scalfivano la voglia che credo io abbia sempre avuto di guardare la volta nera ricoperta di puntini bianchi.

L'anno scordo le guardai con un pensiero ben preciso in mente, ma contemporaneamente con tanta di quella confusione che a rifletterci ora, mi ci perderei di nuovo, mi ritroverei e mi direi 'brava, che hai combinato?'.

L'anno scorso le guardavo e ignoravo che qualcosa stava già cambiando.
Avete presente quella scena in cui Aldo del famoso trio comico spiega al pubblico la teoria del piano inclinato?Ecco.

L'anno scorso il mio piano, praticamente davvero in questi giorni, si inclinò neanche di mezzo grado e la pallina cominciò inesorabile la propria corsa.

Quest'anno le stelle le ho cercate di nuovo da sola. La prima cadente l'ho vista guardando casualmente la SuperLuna, nonostante il bagliore di quest'ultima. Una stella bellissima, di quelle che hai il tempo di osservarle per bene perché non scappano, relativamente, subito.

Così come una delle ultime che ho visto, esattamente nello stesso punto ed esattamente con la stessa casualità. E, anche se praticamente quest'anno è stato più o meno inconsistente il numero delle Perseidi avvistate, quelle due mi hanno ripagata dell'attesa col naso in su.
E del mini infarto procuratomi da uno stormo di volatili non meglio identificati che si è alzato all'improvviso dai rami dell'albero a me frontale.

Però non sono d'accordo.
'Ma per fortuna gli uomini non sono palline: basta un gesto, un'occhiata, una frase qualsiasi a fermare il corso delle cose'.
Non siamo palline, di certo, ma a mio avviso è il gesto, lo sguardo, la parola qualsiasi a far cominciare il corso di qualcosa. Il fermarsi è solo conseguenza dell'inizio.

Il bello è che le due cose sono tanto sfumate da confondere l'occhio che le guarda e quindi te ne stai lì a pensare che qualcosa è al traguardo ma non ti rendi conto che basta un salto ed arrivi al nuovo punto di partenza.
Sempre e comunque.

Ed è bellissima quell'inconsapevolezza. Quel non sapere cosa sta per succedere ma infondo siamo già su una corrente fortissima che ci trascina. E te ne rendi conto solo quando sbatti contro uno scoglio e non hai il tempo neanche di avvedertene che hai percorso già metà strada ed allora non puoi che farti coraggio, prendere i tuoi remi e prendere il controllo.

Poi fa tu se vuoi tornare indietro, allo start vecchio, o se arrivi al traguardo e comprendi che è ora di una nuova corsa.

Il risultato alla fine è uno solo: la felicità.

Anch'io finito il mio cammino, mi accascio e vado verso il mio destino. Che è quello di chi inizia e già finisce, sboccia e dopo un attimo appassisce, di chi vive soltanto un paio d'ore, sperando in un applauso e dopo muore.


Un buon ferragosto, a chi non è come neve...

mercoledì 30 luglio 2014

Don't get too close, it's dark inside.

In quinto superiore io e la mia scuola andammo a visitare l'Università dove adesso studio.
Ero, allora, ancora fidanzata da diversi anni, tanto di anelli all'anulare sinistro, e stavo davanti la biblioteca.
Uno dei miei compagni di classe, che si era trasferito nella mia scuola per ultimo, mi prese a braccetto e mi disse un po' ridendo, un po' sul serio 'Ti posso prendere a braccetto, o andranno a dire in giro o scandalizziamo tutti, per questo?'. Io risi e dissi 'Quanto sei scemo!', seppur consapevole che avesse assolutamente ragione.
Continuò 'A me non frega nulla di andare in giro a sparlare di questa o quello. Io mi faccio i fatti miei perché non ho motivo di parlare di cose che magari non sono neanche vere. Io giudico solo dopo aver parlato con la persona interessata e per quello che mi dice e per come si comporta con me, non per quello che sento dagli altri. Non so perché gli altri non facciano lo stesso'.

Con il ragazzo in questione non ho mai avuto un rapporto strettissimo, non è uno di quelli a cui racconto le mie giornate, le mie cose. Non ho il suo numero in rubrica e lo vedo praticamente poche volte all'anno, seppur abitiamo e studiamo nelle stesse città. Anzi, mi sa che un paio di volte, in classe, abbiamo anche litigato di gusto.
Eppure ogni volta che parlo, penso, ricordo di lui, non posso che accostargli parole gentili e positive.

Avrete certamente presente che, in tutte le classi, si formano i gruppetti di amici. Ovviamente noi non facemmo eccezione.
Tutti cari, baci ed abbracci a destra e manca, se non fosse per il fatto che io la bocca non la chiudo mai.
Così, ad oggi, son quasi certa che almeno una decina di loro (ho fatto accurati conti, da brava ragioniera) pensino che io sia una stronza (penso che questa sia la prima parola volgare che scrivo in un post, passatemela su), egoista e volta spalle.
La verità è che, tra tutti, io sono sempre stata l'unica a dire sempre quello che pensavo, anche a costo di litigare con ognuno di loro, mentre gli altri si nascondevano per contentino.

Ho visto ragazzi che passavano il pomeriggio a fare i cretini insieme a me, voltarsi di spalle pur di non salutarmi di punto in bianco (ed allora fu davvero l'unica volta che non ho fatto/detto nulla per scatenare la loro reazione ^.^); ho visto ragazze con cui mi sentivo dalla mattina alla sera, con cui mi confidavo ed a cui ho sempre fatto questo o quel piacere, difendere a spada tratta le stesse persone che insultavano giorni prima.
E poi ho visto tutti i tipi in questione, appena citati, ridersela allegramente tutti insieme.

Da allora sono cambiata...mi sento sempre sola, sbagliata. Non all'altezza...

No, dai seriamente, sto scherzando.
Da allora ho capito semplicemente che tipo di gente mi circondava. E la mia autostima è cresciuta a dismisura, non perché io sia chissà chi, ma perché in questo contesto è davvero facile risultare migliore.
La cosa pazzesca non è stata la situazione in sé, piuttosto scoprire che oltre quelle dieci persone ce n'era una undicesima, insospettabile.

Ora, io sono una persona buonissima; sincera e senza peli sulla lingua, ma tanto buona. Non avete idea, ad esempio, di quante volte mettevo in stand-by gli studi per i miei esami per aiutare gli altri senza mai dire di no. Mai.
Però certe cose non le reggo, ed allora devo diventare vendicativa e cattiva, altrimenti i concetti non rimangono impressi alla gente che sbaglia e si rischierebbe di rifare sempre gli stessi errori.
Quindi sarò presto costretta a dire all'undicesima persona della lista che, quando avrà finito di spassarsela con gente di cui parlava male e che gentilmente la ricambiava, lasciando indietro le uniche due persone che le hanno sempre coperto le spalle, può, trotterellando, tornare da loro.

Sono sicurissima che, finita l'enfasi dell'estate e ripreso il solito tram-tram, saranno tutti più che pronti a sostenerla. E sono ancora più convinta che alla fine si scanneranno tutti felici e contenti come al Colosseo nel film del Gladiatore, tanto per citare film a caso.

Ho scritto questo post senza nessun doppio fine, senza rabbia repressa perché ciò che dovevo dire è stato già detto personalmente, ma solo per ricordarmi quando leggerò tra tanti anni (blogger permettendo) quanto ero apatica già a 20 anni ^.^

Di contro, il ragazzo che mi ha preso sottobraccio davanti la biblioteca ad inizio post sarà assolutamente uno dei primi che inviterò alla mia laurea, seppur ancora lontana.
A tutti gli altri invierò dei confetti, così, giusto perché non si dica che non ho buon cuore.

Una felice serata, a chi non è come neve...

venerdì 25 luglio 2014

Alla paura del debutto, al tremore dell'esordio

Un mare bellissimo, visto per l'ultima volta in tenuta estiva da quel punto che è sempre lo stesso, ma che cambia continuamente.
Una distesa di un azzurro spettacolare, interrotto prepotentemente da un blu più scuro che si lasciava ammorbidire, alla fine, dal bianco della schiuma infranta sulla spiaggia diversa dalla mia; più scomoda ma di impatto visivo.
L'apertura ufficiale della mia estate.

Porto via la mia valigia (ed immagino l'autista maledirmi per aver lasciato lo sportello aperto, ma avevo fretta ed a settembre se ne sarà scordato), incrocio le gambe seduta sulla panchina della piazza del mio paese e bevo il mio buon frappè al cioccolato con mia sorella che ride e mi dice 'E sei tornata!' prendendomi in giro.
Casa mi aspetta ma ci arrivo un paio di ore dopo; prima commissioni varie sotto un sole caldo, caldissimo.

Sfioro la possibilità di vedere la mia dolce amica Ale, ma rimane, appunto, un'opportunità remota, perché dovete sapere che ho 20 anni (me li porto bene, eh?) ma i miei nipotini hanno una vita sociale più attiva della mia. Ed infatti presto mi ritrovo con loro al campetto da tennis, mentre le loro racchette vanno a destra ed a manca e rincorrono palline gialle, lanciando, di tanto in tanto, un'occhiata a noi sedute sulle panchine.
Rivedo anche la piccolina, sempre più sveglia. Ride tanto e si lascia mettere al centro dell'attenzione. La tengo in braccio un bel po', mentre lei gira la testolina a più non posso perché il mondo è troppo interessante per perdersi anche un solo momento.

Ed ha ragione.

Ho passato giorni bellissimi. Ho imparato ad amare quelle cuffiette divise per due ed una lunghissima playlist da cui posso scegliere io il più delle volte ciò che andrà in riproduzione.
Ho scoperto che sono un asso nei giochi tipo ''Forza 4'', ma in realtà non è una sorpresa, mi sembrava anche scontato.
Ci hanno fatto compagnia parecchie gocce di pioggia che, in cambio del balcone allagato per metà, ci hanno restituito un'aria fresca fantastica, da lenzuolo su al naso. Tuttavia mi hanno tolto la possibilità di sfoggiare le mie innate doti culinarie per mancanza di ingredienti e quindi il dolce in questione è stato rimandato.
Sono riuscita, però, a far uscire il mio lato da Ercole nascosto, quando il Romano ha osato sfidarmi in una lotta 1 vs 1. Lui, ovviamente, mi derideva 'Ma stai mettendo davvero forza?Ma davvero?', salvo poi doversi (anche se non lo ammetterà e farà finta di avermi lasciato vincere perché i cavalieri fanno così) ricredere quando l'ho brutalmente messo KO.

Perché io sono il re, comando io, è tutto mio!

E poi si, disfo la valigia ed apro il mio cassetto, tiro fuori l'agendina nuova che sorprendentemente ha già diverse pagine zeppe di parole.
Amo l'inchiostro nero, mi sa di eleganza, di prepotenza sopra il foglio dal colore completamente opposto, ma alla fine decido per un multicolor tutt'altro che disordinato e casuale.
Vengono giù fiumi e fiumi di parole, mi interrompe solo l'ora di cena, ma sono soddisfatta anche perché era da tanto che non scrivevo così.

C'è una grande differenza tra un blog ed un diario. 
I miei diari sono, in fondo, simili tra di loro. Alcune pagine sono molto schematiche, sintetiche, ordinate, come un quaderno di scuola. Altre sono più confuse, nel loro eterno ordine, arricchite di asterischi e note.
Invece il blog, almeno ai miei occhi, poi chissà, mi rendo conto si sia un po' trasformato. Inizialmente forse un po' banalotto, descrittivo, è via, via diventato sempre più mio fino a raggiungere quel periodo (importantissimo della mia vita) verso Novembre-Dicembre in cui, a mio gusto, ho scritto nel modo che più mi piace, col dire e non dire, senza magari essere capita fino in fondo da chi ha avuto la pazienza di leggermi perché quello che mi accadeva era troppo personale ma doveva essere liberato o mi avrebbe soffocata. 
Ed ora invece sono qui, a raccontare cose che magari non interessano chissà quanto così come vengono, senza sicuramente lasciare quella meraviglia che invece io ritrovo in altri blog che seguo (e che riempiono i miei occhi e la mia mente), ma che mi fanno stare bene. Bene come si dovrebbe stare un po' tutti.

Allora ho due pareti bianche da riempire in modo differente, quasi come se dovessi tenere separate due parti di me che in fondo si amano e si rincorrono, ritrovandosi sempre.

E mi ricordano una strana coppia, una così, presa a caso.

Una buona giornata, a chi non è come neve...

sabato 12 luglio 2014

Ridere costa la metà

Io sono leggermente il contrario di quello che sono. La pigrizia fatta a persona, ma poi quando sono a letto e sto per chiudere gli occhi appesantiti dal sonno, la mia mente si attiva e cominciano a fluire pensieri, piani, esami, organizzazioni, programmi, che mi tengono sveglia per ore.

Non avete idea di quante volte, nella notte, ho stilato post interi da pubblicare che poi si son dissolti la mattina seguente, appena aperti gli occhi impastrocchiati ancora dalla stanchezza.
E lo so che adesso vi starete contorcendo dalla sofferenza, al pensiero di tutti i capolavori miei che vi siete persi! (Leggetelo con ironia, ovviamente).

Comunque adesso non disperatevi, sono tornata allegra e contenta, dopo un periodo di fuoco (e per il caldo e per il ritmo serratissimo degli studi) che sta per finire: ancora poco e la mia estate avrà inizio!
Oddio, è un po' pretenzioso parlare di Estate; mi conosco, so che non passerà troppo tempo prima che la mia smania di puntualità mi riporti sui libri per la sessione pre-lezioni. Ma sono piccoli sacrifici che bisogna fare e soprattutto che giovano a me, quindi poche lamentele e tanto entusiasmo.

Sono tornata ieri sera dopo una settimana all'Università: un viaggio parecchio estenuante, che non ricordavo così pesante perché ero felicemente abituata all'autostrada e avevo dimenticato i paesini con le mille fermate.
L'ultima ora l'ho passata praticamente cercando di cambiare compulsivamente la posizione in cui ero seduta, per quanto possibile, e sbuffando perché ero irrequieta. Infatti mi sa che il tipo seduto accanto se la rideva sotto i baffi allegramente.

Però. dopo tre ore e mezzo a parlare al telefono con un romano antipatico (uno a caso, eh, che ha pure perso l'ennesima scommessa con me, specifichiamo), a lamentarmi con le mie sorelle su WA, ad organizzare una pizza che non avverrà mai con le mie amiche, a programmare mentalmente l'ultimo esame del periodo ed a guardare, cuffie alle orecchie, il lento ma bellissimo panorama, sono arrivata a casa.

Ritrovo diverse cose assolutamente di mio gradimento:
-la torta completamente al cioccolato, appositamente preparata da mia sorella minore, sotto mia richiesta;
-un vestitino, gentilissimo e dolcissimo regalo di mia sorella maggiore, che però oggi mi sa andrò a cambiare perché non penso mia stia benissimo;
-un paio di pantaloncini, inaspettato regalo della mia mamma che ha anche scelto un colore molto bello;
-l'abbraccio di papà che mi ha circondata per un bel po', con la scusa di prendere in giro l'altra mia sorella, ma secondo me, sotto, sotto...è perché sono la preferita (come se fosse davvero un caso che tra tutte IO porto il suo stesso nome) ;-)

Mi sento felice, appagata, tranquilla, serena, sicura.
In gara.

...e se non andrà bene non sarà la fine...

Da un lato sembra la mia routine non sia mai mutata, dall'altra sembra abbia fatto mille cose da raccontare. 
Tipo il pigiama-party coi miei nipotini (i due maschietti), e mia sorella minore. Che in quattro abbiamo diviso tre materassi rigorosamente sistemati alla meno peggio sul pavimento della camera. Da zie responsabili verso mezzanotte eravamo sotto a mangiare popcorn e (loro) a bere Coca-Cola inviando foto alla mamma dei piccoli che ci intimava di mandarli immediatamente a letto.
Loro tre vanno a dormire ed io rimango in salone per qualche ora, al telefono con l'antipatico di cui sopra (ma io lo sopporto, perché l'amore è pur sempre amore). Verso le 2 salgo e la scena che ritrovo merita una foto (che purtroppo non posso caricare, ma credetemi, quella si che era uno spettacolo):
mia sorella stile salma occupa un intero materasso (telefono ed occhiali brutalmente abbandonati al suo fianco);
Pastrocchio occupa il secondo materasso e si è impossessato del mio amato cuscino;
Scarabocchio è quello che mi fa più ridere. Lui è sul terzo (ed ahimè ultimo) letto, lo occupa nella parte inferiore in senso orizzontale. Provo a spostarlo per metterlo leggermente più comodo, ma ho paura di svegliarlo.
Data la situazione critica, decido di infilarmi nello spazietto vicino Pastrocchio, e comincio a ridere quando riesco abilmente a sostituire il cuscino sul quale dorme con quello effettivamente suo, svegliando mia sorella che comincia a ridere a sua volta.
Tardo un pochino a prendere sonno perché continuiamo a farci scappare le risate, e quando ci riesco vengo svegliata da Scarabocchio che piagnucola, forse per un brutto sogno. Lo abbraccio e gli dico di accucciarsi vicino a me, ma lui si addormenta quasi subito vicino al fratellino.

Ci svegliamo sul tardi, lasciando da sfondo un campo di battaglia immortalato dall'altra mia ridente sorella e raccontiamo tutto alla mamma dei piccoli. Potrebbe decidere di non lasciarceli più, mi sa.
Loro ci tornerebbero però ;-)

Sperando vi abbia fatto almeno un pochino sorridere, chiudo il post letteralmente in bellezza, allegando la foto dell'obiettivo del momento: far restare Gocciolo (ed i chicchi di riso con cui si impastrocchia il nasino >.<).
Vi farò sapere se il clemente di mio padre ce lo lascerà tenere o riterrà che un altro cucciolo è davvero troppo.















Una buona giornata, a chi non è come neve...