giovedì 20 novembre 2014

Per chi non riesce a stringere mai i denti

Il seguente post potrebbe urtare la sensibilità di molti. 
Prego i lettori particolarmente sensibili di non andare oltre.
Ogni riferimento a cose o persone* è puramente casuale.

La paura arriva quando ti rendi conto che qualcosa che non credevi, che non volevi, in realtà è lì. Accanto a te. Silenziosa.

La straziante storia che sto per riportare inizia proprio così.

Un giorno, quando nasce, spesso non preannuncia quello che starà per portar con sé.
Così ti svegli con il temporale e magari sarà il giorno più bello della tua vita.
O magari apri gli occhi piena di energia, di voglia di fare e al pomeriggio sei disillusa già, disincantata.

E' questo il bello, no?Un continuo pacchetto-regalo da scartare.

Stai accoccolato alla tua quotidianità, scostando la tendina su un mondo che corre via e costruisce quello che un attimo prima ha distrutto, protetto dal vetro della tua familiare stanza. Finché uno strappo non ti scaraventa in un'altra realtà.
Violento e deciso.

Si, miei cari lettori. Seppur ciò non coincide (a mio avviso) con l'impronta che ho cercato sempre di dare al mio blog, voglio lasciare impressa a memoria mia e vostra, la testimonianza di un uomo* che della propria vita avrebbe voluto realizzare una vera e propria opera d'arte, ritrovandosi, invece inerme e disarmato.

Ebbene, è evidente che quando si ha una certa età sarebbe meglio non sfidare le proprie ossa, i propri muscoli, pena dolorosi acciacchi e scricchiolii pronti a tormentarti per giorni e giorni, dando vita ad una vera e propria sofferta convalescenza. Ma quando ci si sente forti, sicuri di sé stessi, cosa volete che importi delle raccomandazioni?Degli ostacoli che il nostro corpo cerca di imporci?
Ed ecco allora che quando il nostro uomo*, anzi. Ed ecco, allora, quando il nostro Uomo* ha deciso di affrontare coraggiosamente un destino che NON PUO' essere stato già scritto senza il proprio consenso, accade quello che non vi sareste mai aspettati.

Tutti sanno che i pesi vanno sollevati mantenendo una giusta postura. Ciò implica il dover piegare le ginocchia  abbassandosi, senza invece curvare la schiena su cui ricadrebbe tutto il peso e lo sforzo. Ma noi siamo avanti, gente. Noi stiamo parlando di Lui* ed allora è solo un lampo. Un barlume di luce in un buco nero. Una nota di violino stridente nel silenzio della notte.
Uno strappo muscolare lacerante un corpo già stato deriso troppe volte da Madre Natura.

Uno strappo acuto che toglie il respiro al nostro Giuditto* (questo il nome di fantasia scelto per tutelare l'identità del protagonista) che però non ci sta a piegarsi al dolore ed imperterrito, dopo un attimo sdraiato, decide di muovere subito un primo passo verso quello che sarò il nuovo futuro.
Ma stavolta il male è più forte di lui. Stavolta lo scemotto, ehm, scusate, Giuditto* non può non cedere ad una settimana di riposo perché troppo sofferente.

E d'altronde cosa sarebbe una storia senza peripezie?Senza ostacoli, coraggio e paura?E soprattutto, cosa avrebbe più senso se non ci fossi io a deridere il mio cavaliere* pubblicamente?

Lo so, lo so. Questo racconto toglie il fiato e non stento a credere che molti di voi staranno incrociando le dita per il nostro Giuditto*, col cuore che batte a mille e gli occhi pronti a lasciar scivolare via fiumi di lacrime al solo pensiero che il nostro protagonista potrebbe...no, non ce la faccio neanche a scriverlo.

E d'altronde non serve!
Attenzione, un urlo fragoroso che si alza dalla folla ed eccolo!!
Proprio come Massimo Decimo Meridio che annuncia la propria vendetta in questa vita o nell'altra, Giuditto* ce la fa!
In piedi, ammaccato non distrutto, raccoglie gli applausi dei propri sostenitori e li ringrazia uno ad uno.

Perché Giuditto è e deve essere un esempio per noi tutti.
La dimostrazione di potercela fare anche quando tutto sembra spingerci a mollare. Ad arrenderci.
Anche quando sembriamo un sacco di patate buttato su un letto o un cadavere da punzecchiare col bastone, possiamo farcela. Possiamo.

Perché, in fondo, tutti siamo un po' Giuditto*


*Ancora, qualsiasi riferimento a cose o persone è assolutamente casuale. Nel mio post non sto parlando di un romano babbonchio che una volta ha osato prendermi in giro su un proprio post ed a cui ho giurato una lenta ed atroce vendetta. Ed il suddetto non ha preso una strappo muscolare alzando un peso abbastanza consistente tenendo una postura scorrettissima, scatenando la mia ilarità non prima di un po' di coccole, eh. Mica sono un mostro.

Una buona giornata, a chi non è come neve...

giovedì 13 novembre 2014

Di queste anime che passano

Ci sono molte cose che, nella vita, arrivano come arriva l’Autunno. Che tutto il giorno te ne stai felice sotto il sole a cuocerti e poi la notte ti sveglia il rumore della pioggia incessante che cade ovunque e con tutta la forza che ha, quasi come volesse rifarsi di tutte le giornate estive appena passate.

Ed allora lì è scoppiato l’Autunno.

Ho sempre avuto un certo feeling con le stagioni fredde.
Forse perché segnavano idealmente l’inizio del periodo della scuola, che io ho amato particolarmente e durante il quale ho imparato ad associare l’aria statica e gelata dei mesi autunnali e invernali ai pomeriggi di studio; di botte e risposte con le mie amiche; di sveglie alla mattina presto per raggiungere l’aula sempre puntuale.

Forse perché la nostalgia che certe cose mi lasciano, mi piace. In modo eccezionale, però. Perché di solito la nostalgia si ricollega a fatti specifici. Come quella che mi lasciano certe serate d’estate. Però quella delle giornate uggiose, affacciata alla finestra a guardare tanti ombrelli colorati che dipingono le strade io non la associo a nulla. O forse a tutto.

Forse semplicemente Novembre è il mio mese in tutti i sensi ed allora lo devo amare in tutte le sue parti perché le cose a metà non mi piacciono.

La pioggia cade copiosa e poco importa di tornare a casa coi capelli fradici: se poi posso gustarmi lo spettacolo del cielo grigio da sotto la mia calda coperta, posso asciugare le mie onde castane anche mille volte al giorno.

Ed allora si, è scoppiata la nuova stagione e ad un certo punto implode anche qualcosa che non ti sai spiegare.
Ho sempre amato proprio il concetto materiale di esplosione.
Nonostante non ami i rumori fragorosi, l’idea della potenza che spazza via qualsiasi cosa nel raggio di pochi km desta meraviglia ed ammirazione. Non penso di voler distruggere nulla, in realtà, ma mi piace l’dea del dopo.
Dopo la distruzione non rimane più nulla. Ma quel botto neanche la musica più dolce lo toglierà dalle tue orecchie, per tutta la vita.

Ecco, la nostra esistenza dovrebbe essere questo. Della mia vita vorrei rimanesse un gran, bel colpo da lasciarti il fischio tra i timpani a torturarti anche mentre dormi.
Ed è una grande responsabilità, questo, a ben pensarci.

Vi siete mai chiesti se per qualcuno siete o siete stati un pensiero pressante di mesi e mesi?Se qualcuno, per voi, ha mai perso il sonno rigirandosi come su un letto di spine?Se qualcuno, per voi, ha mai ascoltato una canzone nascondendo una lacrima su un treno, su un aereo, contro la finestra di una camera d’hotel?
Sopportereste l’idea di lasciare una cornice vuota sul comodino di qualcuno?O che il vostro nome fosse su un biglietto lanciato con rabbia dentro le fiamme di un camino?
Amereste l’immagine di qualcuno che cammina da solo tra la folla, come nei film, pensando a quanto vi disprezzi ma col cuore pieno di speranza di rivedere il vostro viso dietro una vetrina?

Perché in fondo una esplosione è questo. E’ il dopo.
E quando esplode l’Inverno sono i tuoni ed i fulmini. Ed il fango contro gli stivali. Ed i mari, i fiumi, gli oceani che impazziscono furiosi. Ed il vento che ti trascina dove non vuoi, dove non puoi. Ed il freddo che ti blocca il respiro prima che parta dai polmoni.

Allora forse dovrei ripensarci a lungo. Che non tutti sono fatti per esplodere: se prima non si riesce a sopportare la spinta contraria dell’eco di sé stessi che rimbomba dov’è vuoto e dove c’è tutto, come si può anche solo sognare di stravolgere le strade di quelli che abbiamo intorno?E di far macerie di muri e ponti lasciandoli segregati in un punto qualsiasi finché non saranno in grado di ricostruire tutto da capo?

Voi ci riuscireste?Siete mai stati l’esplosione di qualcuno?

Una buona giornata, a chi non è come neve…

domenica 2 novembre 2014

Why so serious?

Seduta sul pullman, insolitamente dalla parte esterna e lontana dal finestrino, richiamo mia sorella dopo i suoi squilli a vuoto, causa profilo silenzioso.
Ricevo dall'altra parte una squillante vocina.

"Ziiiaaaaa, ma domani per Halloween hai pensato a qualcosa?!"
"Ciao, amore mioooo!No, non ho pensato a nulla, tu?"
"Uhm...no, zia. Allora quando ci penso ti richiamo e te lo dico!"
"Ok, amore mio. Aspetto allora. Tu pensa!"

Chiudo la chiamata sorridendo, non prima di avergli chiesto conferma di aver appena parlato con Pastrocchio: ora che è grandicello e scandisce bene le parole si confonde bene con Scarabocchio.

Nel gruppo WA con le mie sorelle trascrivo la conversazione appena avvenuta, aggiungendo che dobbiamo assolutamente organizzare qualcosa per i due piccolini.

C'è un motivo preciso per il quale Pastrocchio ha fatto comporre il mio numero, tra tutte e le tre zie: amo affascinare i due bimbi (Lucia Aurora è ancora comprensibilmente piccola, ovviamente) con esperimenti qui e lì.
Ed infatti il nostro repertorio consta di:
-n° 2 vulcani con aceto e bicarbonato;
-innumerevoli bolle di sapone, con conseguenti litri di sapone ed acqua sparsi sui pavimenti;
-liquido non-newtoniano: un effetto bellissimo e che ha fatto parecchio divertire i bimbi (e non solo), nonostante poi la sottoscritta abbia dovuto togliere i residui cospicui dai vestitini dei marmocchi.

Quindi i miei nipotini sanno assolutamente che possono contare su di me, se c'è da mettere le mani in pasta ed anche stavolta speravano in un esperimento a tema.
Tuttavia voi capirete bene che se Pastrocchio al padre specifica che 'non posso andare alla festa X perché ho preso impegni con zia Paola', io non posso limitarmi a un giochino qualsiasi.

In men che non si dica coinvolgo tutte le mie sorelle (anche se scettiche perché insinuano che i miei progetti non vengono mai a buon fine. Ma quando mai u.u), e stiliamo un piano super funzionale.

La mattina dopo io e Bea prepariamo i dolcetti: trasformiamo Marshmellow e Smarties in bulbi oculari e praline di cocco e cacao in simpatici ragnetti dalle zampe di liquirizia.
Passiamo poi a qualche decorazione per la casa: immancabili i fantasmini, ricavati da un lenzuolo bianco mentre Lucia Aurora gattona per la casa richiedendo attenzione di tanto in tanto.
Mando un audio a mio papà, chiedendo se è possibile recuperare il simbolo per eccellenza della festa Anglosassone e quanto torno a casa ritrovo una bellissima zucca intagliata che ci aspetta, mentre papà la mostra compiaciuto del proprio lavoro. Ecco da chi ho preso.

Tiriamo anche fuori un oggettino che mi fa sfoderare un sorriso immenso: la fontana di cioccolato che non può che preludere una festa doppia per le mie papille gustative.
Insomma, impastate le pizzette alle 16, non ci resta che allestire il tutto prima che Pastrocchio e Scarabocchio arrivino. Siamo tutte entusiaste della sorpresa che i bimbi non si aspettano di ricevere.

Arrivano con la loro mamma, la sorellina e l'altra zia (non perdete il conto, siamo in tante) ed io, mia madre e l'altra mia sorella li aspettiamo in cucina al buio.
Li accoglie la zucca con la sola luce della candela dentro, attorniata da tutti i dolci, dalle patatine, da una immensa ciotola di pop-corn e poi...dal make up mio e di Bea.
E se ve lo state chiedendo, abbiamo impersonato rispettivamente (e molto discutibilmente) il Joker ed un vampiro.

I bimbi rimangono colpiti e gioiscono, anche se Pastrocchio è sempre monello.
Li intratteniamo con una caccia al tesoro e poi con due rotoli di carta igienica: vi pare possa mancare il gioco della mummia? Così mamma e Chiara si ritrovano a tifare per i propri (mini) partner che girano loro intorno cercando di ricoprirle di carta.
Si diverte anche la piccolina di casa, che spalanca gli occhietti fantastici che si ritrova, girando la testolina per non perdersi neanche un dettaglio.

Vince Scarabocchio, ma poco importa: la fontana viene avviata e una cascata di cioccolato accoglie quello che decidiamo di immergerci, affogando tutto il resto dei pensieri.
Decisamente l'anima zuccherosa della festa l'abbiamo colta!

Poco prima delle 20 è ora di casa. Un bacino e rimango col trucco che mi pizzica il viso ma che fa ancora ridere chi mi guarda, non tanto quanto lo stile di Bea, però.

Io e le altre ci diciamo soddisfatte: in fondo non abbiamo realizzato nulla di eccezionale, ma la gioia dei due monelli ed essere state con la piccolina vale più di qualsiasi altra cosa al mondo.
E poi ne ricevo conferma.


Ho deciso, però: quest'anno è andata com'è andata, ma il prossimo mi servirà Batman, eh!

Una buona serata, a chi non è come neve...