martedì 19 dicembre 2017

Tra desideri, labirinti e fuochi -Tag: il Natale del passato, del presente e del futuro

Il post che sto per scrivere mi permette di mettere insieme diverse cose che volevo dire prima del Natale. Ed il Natale, come potete ben immaginare, è proprio il tema principale.
Accolgo con piacere, infatti, il bellissimo gioco che Riccardo* ha ideato per far venire fuori il lato meno Grinchoso di tutti noi, con un tag per il quale descrivere la festività amata dai più in tre momenti diversi: presente, passato e futuro.

Natale Passato
Del Natale da piccola mi ricordo in primo luogo il profumo dell'albero vero. Chi non ha mai sentito quel fantastico odore che sa proprio di verde, di festa, di gioia? Mi ricordo anche che ovviamente un pochino cadevano dei rami per terra e quando ci passavo a piedi scalzi mi pungevo meglio del miglior fachiro del mondo. Mi ricordo le palline tutte colorate, alcune delle quali inguardabili, bisogna dirlo, e di quanto fossi felice di tutte quelle lucine, del calore, di avere tante sorelle con cui stare assieme, dei miei genitori.
Mi ricordo la miriade di regali che stavano ai piedi dell'abete: i miei genitori ce ne facevano quasi sempre uno ciascuno, quindi ne avevamo uno da parte di mamma ed uno da parte di papà. Quando le mie sorelle erano più grandicelle, poi, e si sono fidanzate, sono cominciati ad arrivare i regali anche da parte dei miei cognati. In particolare del più grande di loro, che è ancora oggi sposato con la mia sorellina, mi ricordo una generosità immensa, tanto è vero che un anno ci regalò una bellissima casa delle bambole, la cucina della Pasta e Pizza e tantissimi altri ninnoli che solo a pensarci ora vorrei tornare a giocarci ancora. (E potrei farlo se non fosse che mia sorella piccola era una teppista ed ha distrutto tutto).
Nel Natale passato, inoltre, molto spesso andavamo a cena a casa di mia sorella maggiore che, forse potete aver intuito qui e là, è andata via di casa molto presto ed è voluta diventare mamma molto giovane (mi sono resa conto proprio ora che è come se io avessi già un figlio di quasi un anno). Tavole super imbandite, i miei nipotini urlanti e vestiti cucciolosi,   la famiglia di mio cognato che è sempre stata anche un po' la nostra...un Natale passato che, in realtà, sarà anche sempre presente e sarà anche futuro, solo qualche volta in modo diverso.

Natale Presente
E questa è la sezione che mi permette di dire quello che avrei voluto e che vi anticipavo nel post precedente, solleticando la vostra curiosità. Perché per annunciare certe cose bisogna aspettare un pochino.
Ebbene, quest'anno nel mio Natale presente ci sarà un regalo tutto nuovo, che però non potrò scartare immediatamente perché bisognerà aspettare qualche altro mese...un regalo che avrà i miei occhi o quelli del mio rrromano, che porterà sicuramente il suo cognome e che chiuderà quel cerchio che si chiama Amore.


Mi dispiace se avevate delle aspettative troppo alte, ed ovviamente poco su scherzavo, scemi; quello che non avevo detto ancora nell'altro post è qualcosa di un po' più semplice ma per me importantissimo. Perché come avete letto nella parte relativa al passato, il mio Natale è sempre stato pieno della mia famiglia, di tutti i suoi componenti, della mia casa, delle mie lucine. Non mi è mai interessato dei regali, solo di avere intorno le mie sorelline, i bimbi, i miei genitori.
Quest'anno, però, ho capito che a volte non servono le mura famigliari per sentirsi a casa e che amare significa anche non dover mettere l'altro sempre nella condizione di dover scegliere e partire. Che Natale è anche e soprattutto fare dei regali più importanti di quelli che si possono toccare, scartare. Per questo il Natale presente sarà un pochino diverso da quello del passato, ma non per questo meno bello.
Allora ho riempito la mia valigia di vestiti e scarpe -molti dei quali, come sapranno bene tutte le donne, non metterò sicuramente mai-, sono salita su un treno in ritardo ma almeno semi-vuoto, ed ho raggiunto il mio fidanzato e la sua, la nostra, famiglia, che quest'anno più che mai, per ovvi motivi, sentivo avrebbe avuto bisogno di normalità.
E certamente quello che ho fatto ai più sembrerebbe un gesto scontato, normale, non degno dell'aspettativa che avevo creato (non credetemi mai più xD) ma per me non lo è, e chi mi conosce bene lo sa e lo capisce. E lo ha capito anche chi è al mio fianco e che, ogni giorno, mi sta ringraziando di essere lì, che poi in realtà è qui. La verità, però, è che sono io a ringraziarlo perché quello che sto facendo ora in realtà lo ha sempre fatto lui e sono sicura, sarà pronto a farlo anche tutte le volte in cui lo vorrò.

Natale futuro
Il Natale futuro è una cosa a cui penso spesso. Perché amo l'idea di una casa mia, di un albero tutto nuovo, dei giri mano nella mano con il mio fidanzato che si fa trascinare da un negozio all'altro con le buste piene di cose inutili, sicuramente costose, ma necessarissime per la sottoscritta.
Immagino una casa tutta nuova, con noi due dentro e magari non solo noi due perché il Natale è la festa dei bambini e bisogna quindi mettercelo almeno uno (si, uno solo, come no :-D). Però allo stesso tempo so che quella casa nuova rimarrà chiusa per un po', che quelle lucine ad un certo punto si spegneranno e che un altro treno, questa volta puntuale si spera, partirà di nuovo, perché non riesco ad immaginare un Natale del futuro che non abbia i tratti del Natale presente e di quello passato.
E questo, in altri termini, significa che il mio Natale domani sarà pieno di una Paola S. più grande, spero realizzata, con un fidanzato che sarà un marito e che terrà in braccio un tesoro piccolo, stavolta davvero, che avrà spero i suoi occhi verdi, e che tutti e tre (o quattro, o cinque, o sei, o sette :-D) saremo insieme alle nostre rispettive famiglie, con i nipotini ancora urlanti e quelli ormai grandicelli, con l'albero pieno di palline colorate, le tavole imbandite come sempre e tutte quelle piccole cose che in realtà non sono Natale, sono Famiglia.

Adesso asciugate le lacrime che stanno scorrendo sicuramente a fiumi sul vostro viso e preparatevi alle regole del tag, perché ora tocca nominare altri blogger (devono essere al massimo sette persone -notare che Riccardo Kadmon non ha lasciato il numero a caso perché è 25->2+5=7); potete inserire anche foto a piacere dei vostri Natali (io in questo momento purtroppo non mi trovo munita, essendo fuori sede) ed infine dovrete lasciare il link del vostro post in un commento nel blog di Riccardo (il cui indirizzo è stato linkato a sua volta poco sopra, non fate gli gnorri).
Quindi, i miei blogger sono:
Maurizio C., perché io non mi arrendo e deve tornare a scrivere (sennò tanto la sua password la so, inizio a gestirlo io il suo blog per lui xD), Nellina, Anna che conosco da poco ed è un bel modo per farlo, penso, La Dama BiancaPietro, e basta, perché sicuramente già mi state odiando voi xD
Se ho nominato qualcuno che aveva già ricevuto il tag, non importa, mi volete bene proprio per questo, mentre inviterei anche tutti gli altri a partecipare, non siate Grinch!

Grazie di aver letto fin qui, grazie a Riccardo di avermi invitata al gioco e se dovesse essere l'ultimo post dell'anno tanti auguri a tutti, vi voglio bene!

Una buona giornata, a chi non è come neve...

*Questo è il link del blog, altrimenti mi banna.

martedì 5 dicembre 2017

L'amore eterno dell'Inverno

Le mie giornate stanno scorrendo veloci e piene. Di lucine colorate, di una ricciolina simpatica, di qualche momento di tristezza, di ricerche universitarie, di domande sul futuro, di stelle, di amore.

Come qualcuno di voi saprà, la scorpioncina che è in me ha compiuto gli anni ai primi di Novembre ed il fidanzato migliore del mondo ha deciso di omaggiarmi con un regalo che desideravo da quando ero praticamente una bambina. Data la sua particolarità non lo avevo ricevuto mai da nessuno, fino, ovviamente, a questo 2017.
La magnificenza del regalo in questione è deducibile dalla foto che vi sto per allegare.
Si tratta non della Luna ma dell'oggetto migliore per scrutarla insieme agli altri meravigliosi abitanti del cielo.
Il telescopio è un regalo particolare, probabilmente, ma per me veramente importante perché il mio Rrrromano ha veramente pensato a me scegliendolo, a farmi felice con una delle cose che più amo.
Inizialmente ci è voluta molta pazienza, perché da quando l'ho scartato il cielo è stato praticamente sempre coperto da nuvoloni. Pazienza anche per imparare la differenza tra le lenti in dotazioni e per capire come puntare al meglio le stelle, che la Luna essendo più grande alla fine è l'oggetto più semplice da ammirare.
E proprio quest'ultima è stata una scoperta per me, perché nei secondi fugaci in cui l'avevo spiata dai telescopi messi a disposizione nell'ambito di qualche ritrovo estivo, non avevo mai avuto modo di guardarla veramente bene.  E quando ciò è accaduto, specialmente nei momenti di piena, è stato davvero emozionante. Anche se, ammetto, le foto che scatto non rendono l'idea (anche perché ci vuole una maledetta calma perché l'obiettivo del telefono riesca a centrare quello della lente) di quanto fascino ci sia nel bagliore del nostro satellite; di quanto sorprenda il suo colore bianco e quelle macchioline brillanti che sembrano delle perfette ragnatele disegnate appositamente per stupire da una mano esperta.
Bellissimo.

Oltre al telescopio ho ricevuto altri regali apprezzatissimi, non solo per l'oggetto in sé, quanto per il vero piacere dei mittenti di farmi felice, di rendermi omaggio. Ho apprezzato ogni singolo gesto, a partire dalle mie sorelle, per finire dai genitori e dal fratello del mio fidanzato, senza assolutamente scordarmi dei miei genitori.
E' stato un bel compleanno, che io generalmente quando compio gli anni sento sempre quel velo di malinconia del tempo che passa, fatto di gesti dolci, di risate e di meraviglia.

In secondo luogo, le mie giornate stanno trascorrendo come se fossi una mamma a tempo pieno perché mia sorella maggiore sta lavorando molto e quindi approfitta della mia presenza per portare i bimbi, in particolare modo la femminuccia.
Lucia, o LuciMi come ormai la chiamiamo tutti, è un vulcano pieno di riccioli in testa. Ve l'ho detto tante volte quanto sia simpatica e spigliata, ma ogni volta mi sembra che ci sia un motivo in più per ribadirlo. Stando insieme così spesso il nostro rapporto ne ha giovato: ha tanto piacere di starmi accanto ed anche quando io le dico che devo dedicarmi alla tesi al pc, lei semplicemente prende i suoi giochini e si siede tranquilla nella stanza in cui sto, aspettando che possa darle le giuste attenzioni. E poi mi chiede spessissimo di zio Mouizio e di quando verrà, ricordandomi che "A Natale?!Ma mancano tle mesi!", perché dirne di meno farebbe troppo poco epico :-D
E' un lavoro a tutti gli effetti fare la sua baby sitter, ma il giusto ricompenso arriva quando mi abbraccia forte, forte, mi bacia o mi dice "Oglio te, oglio ttare con te".

Infine, le mie giornate si stanno illuminando delle lucine che ho messo tutto attorno alle scale, agli alberi di Natale (si, Riccardo, sono due ed uno è venuto spettacolareee xD), ai mobili.
Ancora sono lontana dall'aver completato ma il risultato fino ad ora mi  ha soddisfatta!Penso che potrei allegare qualche foto o qualche video sperando che rendano l'entusiasmo che ci ho messo e che regalano ogni volta che li guardo.

E poi ci sarebbe un'altra cosa che sta riempiendo le mie giornate, i miei pensieri. Però per quella aspetto ancora un pochino, che una leggera dose di superstizione non guasta mai!
Se avete letto fino a qui il mio post di aggiornamento pieno di cose sconnesse vi ringrazio e vi abbraccio, scusandomi di eventuali errori perché ho scritto tutto velocemente e senza rileggere :)

Una buona giornata a chi non è come neve...

sabato 25 novembre 2017

Bella gioia

Quando ho guardato per le prime volte una stella al telescopio mi sono emozionata tanto. Non mi ero mai chiesta come fosse così più da vicino, non avevo neanche un'idea di cosa mi sarei potuta aspettare ma mi sono meravigliata lo stesso.

Un ammasso di luce, senza un contorno definito, pulsante e mai fermo come un cuore dentro ad un petto. Che non hai neanche il tempo di renderti conto di quello che stai guardando che è già sparita con il movimento della terra che ospita la vista.
Non ci avevo mai pensato a questa cosa. Non me ne ero mai accorta come fosse veloce quello che, in realtà, nella vita mi sembra andare così piano. Come gli anni, i minuti, le settimane, i mesi, i giorni, le ore.
Come scompare quel bagliore indefinito in pochi secondi, così un cuore dentro ad un petto può smettere di battere.

Della morte, che per la prima volta ho vissuto coscientemente e così potente solo in questo momento perché prima ero troppo piccola e dopo non così dentro, non mi spaventa la morte in sé.
Mi terrorizza il modo in cui ti può, e lo fa, tradisce la vita. Che tu le credi, perché ti hanno insegnato così e ci credi perché ne hai bisogno, però quando succede quello che succede ti rendi conto che non siamo veramente nulla.
E questo è sconvolgente, se rimanete un attimo a pensarci. La vita è mia, nasco e poi decido io come indirizzarla; se viverla dignitosamente o se bruciarmela dietro vizi e sbagli; se gestirla come si farebbe come con una piccola azienda in proprio, come un'impresa famigliare o se lasciare che vada come deve. E poi all'improvviso, magari quando uno si era abituato o aveva cominciato a credere di capirci qualcosa, ecco, quella se ne va. Se ne va perché lo ha deciso lei, o il destino, o Dio, o chi per Lui o chi preferite. Uno si fa in quattro per darle un motivo, una direzione e tac, finisce anche se non lo vuoi, anche se non lo sai. 

Mi paralizza l'idea del non avere più qualcosa. Una voce, un viso, una mano, una risata.
Ed in questo caso, la tristezza ed il male che provo, è composto da più parti.
La prima è la tristezza immensa che provo all'idea che, si, qualcuno non può esserci più. Che anche se è passato un po' -poco- tempo ancora una lacrima riesce a scapparci al pensiero almeno una volta al giorno.
La seconda è il pensiero che quello che sto provando io è, per forza di cose, neanche un milione di volte potente quanto quello che stanno provando i suoi figli, sua moglie, il fratello, gli amici. Ed a me tocca profondamente immaginare il mio fidanzato non star bene, o suo fratello che con me è sempre stato un angelo fin da subito, o la sua mamma che mi ha accolta come mai mi sarei immaginata.
La terza è il cruccio delle cose che avrei potuto ancora conoscere di lui, di fare, che volevo tanto fargli ascoltare il cd di Tiziano versione Swing che secondo me, alla fine, lo avrebbe apprezzato più di quanto avrebbe mai potuto ammettere ed immaginare. E, soprattutto, il cruccio delle cose che i suoi figli avrebbero ancora potuto fare insieme a lui, fargli vedere, il modo in cui si sarebbe dovuto far chiamare dai nostri, di figli.

Però, se anche questo post lo penso da un pochino di tempo con un velo di tristezza addosso, non voglio, ora che lo scrivo, esserlo. Voglio solo ricordare che

E' stato un onore pensare che quando mi presentavi agli altri, ai medici, ai tuoi amici, sottolineavi che fossi la tua nuora;
E' stato piacevole passare quelle occasioni io e te da soli, perché Maurizio e gli altri dovevano fare delle commissioni e non volevamo che stessi da solo. Che abbiamo parlato davvero di tante cose. Della Roma, che io non so niente di calcio, della mia università, della tua famiglia, della mia, dei bambini, di quando avevi tu la mia età, dei viaggi, della musica, della Calabria, del nord, degli amici, dei libri...;
E' stato bellissimo che tu abbia potuto conoscere tutta la mia famiglia e che tu abbia visto, almeno un'ultima volta, mio padre e mia madre. Che desideravi tanto tornare qui giù ma non hai fatto in tempo;
E' stato piacevole poterti venire a trovare anche quando eri in ospedale ed è stato un gesto meraviglioso il tuo averlo apprezzato e capito, tanto da avermi voluto fare un pensierino per ringraziarmi anche se io avrei dovuto ringraziare te perché mi hai fatta sentire a casa, in una famiglia e non solo in mezzo a dei consanguinei del mio fidanzato;
E' stato una cosa bellissima che tua abbia cresciuto il mio amato Mizio -ed il mio cognatuzzo bello- con tutto l'amore che gli hai riservato in questi anni. Con tutte le cose che gli hai insegnato, le cose che gli hai fatto vedere, il supporto che gli hai potuto dedicare, gli insegnamenti che hai impartito...Ed almeno questo, però, ho potuto dirtelo personalmente tanto tempo fa;
E' stato un onore avere un posto tra le tue chiamate rapide, sul telefono, ed anzi, l'ultima chiamata che mi hai fatto l'ho immortalata in uno screen per non scordarmi mai che almeno ho potuto sentire la tua voce.
E' stato dolce ricevere ogni mattina, da te, la colazione a casa. Un cornetto pieno di cioccolato dal bar che ti piaceva tanto...e mi chiedevi sempre "piaciuto il cornettino?Eeeeeh, te possino!"
E' stato un onore aver imparato e capito il tuo giochetto magico con la catenella al dito.

E' un ricordo che non potrò levare mai la tua presenza, seppur troppo breve, nella mia vita e, fortunatamente, anche nella sua. 
Ed il modo in cui mi chiamavi sempre,
bella gioia.




La vita come tu te la ricordi un giorno se ne andò con te...
A chi non è come neve...


lunedì 6 novembre 2017

Che sfido la vita

Avete presente quei giorni in cui ci si sveglia pieni di creatività, pieni di voglia di fare.
Di imparare nuove lingue, di disegnare anche se non lo sai fare, di colorare, di usare colla e brillantini, di iniziare un nuovo quaderno?
In questo periodo mi sento così, forse perché ho bisogno di sfogarmi per tutte quelle ore che passo di fronte al computer a tradurre documenti di ricerca, mettere insieme pensieri critici e dare un senso logico alle cose che inserisco nella mia tesi.

Quindi ieri, ma anche un po' prima, ho preso uno dei tanti quaderni che tengo nel mio armadio. Iniziato alla fine dell'estate e lasciatomi dal mio fidanzato, dentro ci abbiamo raccolto tutte le nostre cose: i biglietti di treni, cinema, musei; date, orari, aneddoti.
Stavo impastrocchiando le pagine ancora vuote con i colori dei vari inchiostri finché, nel mazzo di fogli e ricordi che avevo messo da parte nel mio cassetto non ne è spuntato uno piegato su sé stesso.
Una calligrafia minuta e fine, con una penna blu, su un foglio senza righe.

"Cara Paola, 
è difficile parlare con te...a volte vorrei poter leggere tra i tuoi pensieri per riuscire a capire quello che ti preoccupa e ciò che ti fa star così male. Non sei più la bambina spensierata di un tempo e non sai quanto male ho nel cuore vedendoti in questo stato.
(...)
Soprattutto tu, Paola, puoi sempre contare su di me...Io e te siamo uguali, non riusciamo a parlare dei nostri problemi, ci teniamo tutto dentro anche a costo di morire dal dolore.
Io, per fortuna, ho avuto una brava professoressa che mi ha fatto capire che non esiste solo la voce per comunicare con gli altri: si possono usare anche una penna ed un pezzo di carta.
(...) prova a fare così anche tu...scrivi, e se vuoi far leggere a qualcuno che ti vuole bene magari ti potrà aiutare.
(...)
Senti la voce che parla al tuo cuore ed affronta i tuoi fantasmi. Io posso aiutarti se lo vuoi.
Prendi un foglio di carta e scrivi tutto ciò che ti passa per la testa. Scrivi tutto ciò che ti preoccupa, tutto ciò che ti rende triste, tutto ciò che ti fa piangere ma anche quello che ti fa ridere.
Paola, piccola mia, apri il tuo cuore alle persone che ti vogliono bene (ed io sono tra queste)
(...)"

Non mi sono mai scordata di quella lettera, ma erano anni che non la leggevo per intero perché ogni volta che scorgo già le prime parole mi si riempiono gli occhi di lacrime.
Ci sono delle cose che, a volte, a forza di ripeterle nel tempo ti diventano indifferenti, ne diventi immune; questa lettera non è per me tra queste, così anche mentre ne scrivevo questi piccoli pezzi ho sentito il magone e mi si è rigato il volto di emozione.
Non so bene cosa mi faccia effetto.
Forse che lei mi abbia scritto, e che lei non è una persona qualunque ma una di quelle che più amo nella mia vita. Forse che effettivamente non so neanche io cosa mi stesse succedendo in quel periodo, che cosa stessi bene provando.
Non ho mai voluto dare la colpa al dramma che mi stava accadendo attorno; anche perché se mi chiedeste "pensi che quello ti abbia segnato in qualche modo?", io direi convintamente di no. Ma certo questo non significa che non sia invece accaduto ed a me non interessa semplicemente indagare oltre.
Forse mi fa effetto che quella lettera è datata Gennaio 2005, quando io ancora avevo undici anni e due mesi. E se cerco foto di quando avevo quell'età trovo una bambina dal viso buffo che sorride in camera, con la pelle sempre bianchissima, i capelli più corti di quanto ora potrei sopportare, con vestiti improbabili. Mi fa effetto questo, si. Pensare che quella bambina è la stessa triste e piena di cose nel cuore pronte ad esplodere di cui parla la lettera.

Non l'ha mai letta nessuno. Sono sempre stata troppo gelosa delle mie cose ma anche intimidita dal far capire agli altri quello che sento o posso aver sentito. Per questo motivo anche qui ho nascosto più della metà delle cose che ci sono scritte nell'originale. Credo che di quel che mi stava accadendo non ne abbia memoria nessuno, in realtà. E questo mi solleva, non mi offende.
Il testo per intero l'ho inoltrato per la prima volta ieri solo al mio fidanzato ed è stato proprio lui a farmi notare la questione dell'età.
Seppur io ricordassi benissimo quanti anni avessi, che periodo fosse, non ho mai accostato la me di quel momento alla me delle foto che trovo in giro di quello stesso periodo.
Come se quello che stavo provando allora fosse troppo per una bambina così piccola e così ogni volta in cui ci ho pensato ho trasfigurato la me già grande di ora al posto di quella che ero davvero.
Mi fa sorridere, è tipico di me.
Un modo per proteggermi senza far male a nessun altro.

Quegli anni sono così lontani ed ora mi sento così diversa.
I miei fantasmi ci sono ancora, ma non sono più così grandi. Li tengo a bada, mi accompagnano quando ho qualche paura ma questo non mi ha impedito di fare quello che ho sempre voluto.
Ed ovviamente non c'è bisogno di dire che scrivo; quando sono triste, quando sono felice, quando sono arrabbiata.

Di quella lettera, di quel periodo, mi è rimasta la voglia di insegnare a qualcun altro, chiunque ne abbia bisogno, che tanto tutto passa. E se non passa possiamo farlo passare noi.

Una buona giornata, a chi non è come neve...

martedì 10 ottobre 2017

E forse è così

Io sono due tipi di persone.
Una è quella che non si fida di nessuno, o quasi. Quella che pensa che in agguato ci sia sempre qualcuno che la vuole fregare. Quella che attacca prima di doversi difendere.
Un'altra è quella che ha profondamente fiducia nella bontà altrui. Quella che un gesto può essere mosso solo da semplice affetto-amore, perché anche i miei lo sono.
E se pensate che le due cose non possano per natura convivere, beh, benvenuti nella mia vita.

L'altro giorno io e le mie sorelle stavamo sistemando tutti i regali che i nostri nonni ci hanno lasciato nel tempo (la famosa dote che, almeno al Sud, è ancora molto in voga) e nella stessa stanza si erano accumulati anche i miei libri e quaderni degli anni scolastici passati.
C'erano anche sei dei miei diari. Li avevo aperti di sfuggita, poi li avevo riposti.
Ieri sono ripassata dalla stessa stanza ed ho deciso di portarmeli dietro e leggerli più attentamente.

Ci ho trovato dentro tante cose imbarazzanti; le cose imbarazzanti che tutti gli adolescenti scrivono credendo di star lasciando la frase dell'anno. C'erano dediche di compagni, di amici di altre classi, di nomi che oggi non mi dicono davvero nulla. C'erano anche nomi cancellati, per seguire la scia della vecchia storia del diario bruciato.

Ma soprattutto ad un certo punto mi è comparsa una pagina a quadretti con una lunga scritta in blu.
Ho riconosciuto la calligrafia immediatamente, ma ci sarebbe stata anche la firma a suggerire il mittente. La mia ex compagna di banco, che poi era anche mia amica, mi scriveva che le avevo fatto fare tante figuracce, che ci eravamo divertite tanto in quegli anni, che mi voleva bene e che, concludendo, probabilmente me ne avrebbe voluto per sempre.
E sono rimasta colpita da quella frase.
Da una parte mi sono detta che probabilmente era una di quelle cose che tutte le ragazzine si dicono; addirittura ho provato disagio nel pensare che, a mia volta, da qualche parte sulle pagine del suo diario io abbia potuto scrivere le tre stesse parole per lei.
Dall'altra mi sono chiesta se veramente lo abbia pensato o provato, se forse ero stata io quella ingiusta con lei e se la pessima amica, a ben guardare, non fosse stata la sottoscritta.

Forse sarebbe lungo spiegare quello che è successo tra di noi, o forse non è semplicemente successo nulla. Io non ho mai commesso gesti cattivi nei suoi confronti, anzi. Al contrario, guardando indietro, ci sono tante piccole cose che, sommate, hanno assunto per me l'equivalente di una grande, bella pugnalata.
Come quella volta in cui si era inventata una scusa per non darmi i compiti del giorno dopo, dato che io ero assente, per mettermi in difficoltà coi prof. Che quando un'altra compagna, in buona fede, aveva smantellato quella scusa il giorno seguente vidi l'imbarazzo nei suoi occhi, il viso divenirle rosso ma io avevo deciso che non me ne importava niente e di lasciar perdere.
Come quella volta in cui avevo commesso un grande errore, un errore solo mio non nei suoi confronti, e lei invece di stare dalla mia parte e sostenermi aveva deciso di buttarmi giù e di stare dall'altra barricata, di giudicarmi. Ed io anche allora avevo deciso di lasciare stare, perché in fondo a me non serviva proprio la sua approvazione o quella di chiunque altro, e continuai per la mia strada che oggi mi ha portato qui.
Finché non arrivarono le sue domande fatte per mettermi in difficoltà; quelle in cui sentivo il tono con cui giudicava le mie paure, che però non mi hanno fermata mai, mi hanno solo fatto fare un giro più lungo. Finché non arrivò quel compleanno in cui si materializzò ai miei occhi tutta la noncuranza che mi avevano riservato, mentre per loro era stato fatto pure troppo, col senno di poi.
Finché non arrivò la mia laurea, quando al ristorante io aspettavo solo loro e dopo un'ora di ritardo (no, non è per dire, sono stati 60 minuti veri e propri) fecero capolino senza neanche chiedermi scusa, senza neanche un avviso prima, senza l'affetto che le amiche, quelle vere, ti riservano in un giorno così.
Quella è stata l'ultima volta in cui le ho permesso (il plurale di cui sopra fa riferimento al fatto che le "amiche" in realtà erano due, ed anzi, il comportamento dell'altra è stato anche peggiore ma qui mi soffermo solo sull'autrice di quella dedica) di far parte della mia vita. Ho continuato a declinare inviti, ad ignorare messaggi, a cancellare gruppi in comune finché non hanno smesso di cercarmi, finché le nostre strade hanno smesso di incrociarsi casualmente.

Non so se abbia mai capito quello che è successo davvero; penso che in realtà per lei sia stata io l'artefice di tutto, che sia stata io ad escludere lei. Io non ho mai sentito la sua, la loro, mancanza neppure quando questo ha voluto dire essere rimasta sola.
Forse perché io, in realtà, sola non ci sono mai stata per un motivo o per l'altro.
So che adesso, dopo aver scritto questo post, dopo aver ricordato anche cose che ho deciso di non riportare qui, quella dedica non è più nulla. Solo una frase come un'altra scritta da una persona come un'altra.
So anche che, probabilmente, se un giorno lei dovesse trovare qualcosa di simile da parte mia penserebbe le stesse cose di me.


...Dici che esistono solo persone buone, 
quelle cattive sono solamente sole...
T. Ferro

Una buona giornata, a chi non è come neve...

sabato 23 settembre 2017

Un cielo girato di spalle

La mia estate è finita, ufficialmente. Questo significa che bisognerà cominciare seriamente a pianificare il lavoro di tesi ed i viaggi per la città universitaria, che può sembrare cosa da poco ma tre giorni fa abbiamo affrontato quasi otto ore di viaggio per undici minuti di colloquio con la docente.
E no, non studio dall'altra parte dell'Italia rispetto a dove abito.

Comunque, quello che devo dirvi è molto. Ma è ancora più lungo quello che vorrei scrivervi.
Tanto che dovrei dividere il post in più puntate e non escludo che possa farlo.

La fine dell'estate coincide con la partenza del Rrrromano per la capitale, proprio qualche ora fa.
E' stato molto bello, ve lo avevo detto già in altri post precedenti.
Abbiamo passato tanti momenti intensi, risate manco a dirlo. Abbiamo visitato mostre e musei bellissimi. Condiviso cene, pranzi, colazioni e merendine degne di nota. Siamo andati al nostro cinema preferito e ci siamo ingozzati di pop-corn burrosi come piacciono a me, sorridendo per il cartone animato scelto.
Preso mezzi pubblici nonostante la mia fobia per i germi, passeggiato, incontrato centinaia di facce sconosciute destinate a rimanere tali.
Siamo anche andati ad un matrimonio per il quale, per la prima volta, mi sono dovuta truccare da sola. Per l'occasione io ed il mio fidanzato abbiamo aggiunto un tocco di classe indossando vestito (io) e cravatta (lui, ovviamente) coordinati.

Ho sentito tanto amore verso di me, ancora più forte di prima. Tanto che il papà di Maurizio, che a proposito sta affrontando col sorriso questo duro percorso, per ringraziarmi di essere stata insieme a loro così spesso all'ospedale ha voluto regalarmi un paio di scarpe.
Indicibile l'imbarazzo di dover scegliere qualcosa come se stessi approfittando della sua immensa bontà, tanto che alla fine ho lasciato l'arduo compito al mio fidanzato ed alla mamma, così ho ricevuto un bel paio di stivaletti invernali.

Poi è successa una cosa molto bella. Che può sembrare strano ma è quello che è accaduto.
Mi sono innamorata.
Si, mi sono innamorata di nuovo del mio fidanzato. Magari crederete che sia una cosa banale ed una frase scontata ma non lo è affatto per me. Lui è sempre lui ed io sono sempre io, ma guardandolo qualche giorno fa mi sono detta di essermi innamorata come per la prima volta di Lui. Anzi, molto più della prima volta. Che per quanto possa essere gelosissima non può veramente esserci niente che si avvicini neanche lontanamente all'amore tra noi due. 
(Ma questo non significa che non continuerò ad essere pazza e folle anche solo se condivide l'aria con un altro essere di sesso femminile, eheh).
E questo comporta inevitabilmente che già adesso sento la differenza tra quando è ad un passo da me e quando a km di distanza. Che già ora conto i giorni al contrario per rivederlo e per vivere finalmente insieme continuativamente. Che già ora il telefono è sotto i miei occhi per ricevere sue notizie ed i suoi messaggi.

Certo, per ovvi motivi, la nostra estate è stata molto diversa da quello che avevamo programmato. Pensandoci sarebbe stato meglio che tante cose non fossero successe, però anche così siamo stati in grado di prenderci il meglio della situazione; di trasformare il dolore e la paura in amore e conforto.
Non è scontato per niente ed ancora ora, se mi guardo di pochissimo indietro, mi rendo conto che sia una cosa del tutto speciale, rara, di riservata esclusività.
Ed il fatto che in mezzo ci sia finita proprio io non può che rendermi onorata ed orgogliosa.
Per l'estate che era stata programmata, tanto, c'è sempre il tempo di recuperare, no?

Adesso vi lascio con qualche scatto, che magari le fotografie parlano più di un post-papiro.
Vi abbraccio tutti e sono felice di tornare anche da voi.

Una buona giornata, a chi non è come neve...


            Foto artistica (o almeno, questo era l'intento di Maurizio, non rovinategli l'entusiasmo) scattata ad una mostra di opere tutte in vetro)  






Mio cognato che mi accolla tutti gli scatoloni di scarpe, assicurandosi che gli stessi non facciano un volo imbarazzante. Potete notare anche la mano del mio fidanzato che spunta così, random.


Potete anche notare che non so mettere le foto nei post e sicuro verrà tutto sballato.


Mostra di cuori in tutte le salse molto bella. Uno dei miei preferiti è quello con la corona d'alloro, per ovvi motivi, che casualmente il pittore ha dedicato proprio ad una certa Paola.

  Una delle nostre merendine gustose.

Meravigliosa vista sullo Ionio Calabrese.

domenica 20 agosto 2017

Paura di cadere ma voglia di volare

So quello che vorrei dire ma non so come dirlo.
In quest'ultimo periodo mi sono sentita spesso come se avessi avuto un mondo dentro di me e come se fossi stata completamente vuota.

Oggi ho guardato per l'ultima volta quella che, negli ultimi quasi 5 anni, è stata la mia casa, pur non essendo mia.
E' stato come nei film, però era vero.
Sono rimasta nel corridoio buio, a guardare verso quello che è stato per tanto tempo il mio rifugio, fermando il magone che cominciava a salire.

Non mi ha fatto effetto il momento in cui mettevo tutto negli scatoloni, forse perché c'erano i miei genitori con me, oppure perché la fatica era tanta che non ho avuto il tempo di pensarci.
Non mi ha fatto effetto neanche entrare in macchina, perché ho inghiottito tutto prima di prendere l'ascensore per la prima volta senza in tasca le chiavi per poter riaprire.

Mi ha fatto effetto la parte finale del ritorno, ripensando a quella scena. A me, al corridoio buio, le porte chiuse, le pareti bianche, le mensole vuote.
Ho pensato che all'inizio non volevo proprio starci in quel posto, in quella città. Invece adesso penso a quanto mi mancherà.
Ho scaricato tutto dalla macchina ed ancora una volta non ho avuto modo di rendermi conto bene, anche perché il caldo asfissiante mi ha completamente atrofizzata nonostante abbia continuato a sistemare il più possibile le prime cose.

Però poi mi sono fermata ed ho fatto quello che ho sempre fatto quando mi sono sentita come oggi.
Ho chiuso la porta a chiave dietro di me, mi sono poggiata con la schiena contro il marmo lasciandomi sedere sul freddo del pavimento ed ho lasciato che mi sentissi come dovevo sentirmi.
Perché sapevo che sarebbe stato così forte ed ogni tanto ci ho pensato, ma mi ripetevo che avrei dovuto rimandare i nodi in gola al momento adatto ed oggi è stato il momento adatto.

Ho alzato la testa e mentre con lo sguardo seguivo le venature del rivestimento del bagno, ho sentito crollarmi addosso al collo ed al petto tutto il fiume che avevo dentro.
Mi sono sentita tanto sola, perché forse è qualcosa che devo sentire solo io o forse perché per oggi è meglio così.
Ho sentito tutto quello che avevo taciuto fino a quel momento perché era meglio dare la precedenza ad altro e mi sono ritrovata a pensare a tante, tantissime cose scollegate, come scollegate erano quelle macchie che ho continuato a guardare senza staccarmi mai.

Mi sono ripetutamente messa in piedi per lavarmi il viso e mi sono specchiata accorgendomi di essere una tela completamente bianca, complice anche il sonno ed un mal di testa che ormai mi tormenta da giorni senza tregua, con un unico tocco di colore: il rosso dei miei occhi.
Mi sono sentita tanto piccola ma ho visto in me dei lineamenti più maturi, che prima non avevo.
Mi sono sentita tanto sola ma non sconfitta, non alla fine, non senza un'altra possibilità di farcela ancora.
Mi sono sentita come ci si deve sentire in questi momenti, quando sai che quello che hai fatto lo hai fatto per te stessa e che comunque vada quello che farai lo dovrai anche alle emozioni così.

Mi sono sentita, finalmente e scrivendo questo post, in precario ma sufficiente equilibrio.

Una buona serata, a chi non è come neve...

domenica 13 agosto 2017

Il segno di un'estate -Top5Summer

Nella mia testa stavano lottando diversi post da pubblicare, poi ha vinto il buonsenso ed il silenzio e quindi ho scelto di onorare il tag di Riccardo sul suo Bazar.
Purtroppo credo che non avrò molto e di nuovo da dire, ma accettatemi per quella che sono 😃

La canzone 
Io non sono proprio il tipo che ama i tormentoni convenzionali, quindi Enrique tu meritavi solo ai tempi invernali precedenti, poi sei uscito dalla mia vita musicale. Ovviamente tutti sapete che il mio ammmore sconfinato è per Tiziano e che rappresenta il mio tormentone per la vita, però Riccardo pregava che non fossi scontata nella mia scelta e quindi ho deciso di assecondarlo.
Così la mia seconda preferenza ricade su una canzone molto bella, a mio avviso, di un gruppo che è una piacevole scoperta non troppo vecchia per me; si tratta di Believers degli Imagine Dragons.
Significato, musicalità e voce che si adattano bene ai miei gusti.
Comunque per strapparvi un sorriso aggiungo che invece la mia nipotina tre-enne ama "l'esercito dei selfie" e non vi dico come la canta a squarciagola con la sua dialettica!

La ricetta
Io non sono una cuoca e temo che non lo sarò mai, anche perché non amo mangiare ed assaggiare cose nuove. Comunque, scavando nei meandri della mia mente mi sono resa conto che esiste una ricetta che io e le mie coinquiline abbiamo riproposto molteplici volte (soprattutto a causa mia 😁) dalla fine dell'inverno all'inizio dell'estate. Si tratta di un dolce semplicissimo, fatto con i Corn Flakes, burro, una marea di cioccolato da versarci sopra ed il miele per far compattare il tutto. In frigo per qualche ora ed il diabete è servito.

La lettura
Purtroppo, anche se amo leggere non ho avuto modo di farlo troppo questa estate, per diversi motivi. Le uniche cose che sto leggendo a raffica sono documenti e libri inerenti al mio argomento di tesi, sui quali per ovvie ragioni mi sto facendo proprio una cultura!
Magari, però, possa citare un libro molto simpatico che mi è stato regalato e che parla in modo molto divertente dei segni zodiacali. Si chiama "Sfigology, il lato oscuro della tua data di nascita", e fa molto sorridere. Vi dico solo che a proposito del mio segno si dice che sia laureato all'università di psicologia di Hannibal Lecter e non mi sento proprio di dargli torto, eheh.


La mia classifica si conclude qui, ringraziando il buon Riccardo per avermi scelta ed invitando chiunque a partecipare, invece che taggare io personalmente.
Piuttosto vi invito a porci tutta questa domanda esistenziale: perché si chiama Top 5 se le categorie da descrivere sono 3?😂

Una buona giornata, a chi non è come neve...

giovedì 3 agosto 2017

Ora tu riempi ogni spazio

E' passato quasi un mese da quando ho scritto l'ultimo post per poi sparire da qui.
E questo non di certo perché non abbia avuto cose da dire, anzi. Ce ne sono così tante.

La mia galleria conta più di 300 nuove foto scattate tra le strade ed i paesaggi romani e riguardandole ogni tanto pensavo tra me e me "questa è troppo bella, se la modifico un pochino posso caricarla sul blog e farci un bel post!". Ma come vedete, il suddetto non è coronato da nessuna foto.
Perché le cose non vanno mai come programmiamo.

E' un momento estremamente delicato, per il mio fidanzato e la sua famiglia in particolare. Ma è anche molto intimo e per questo motivo non entrerò nel merito della questione. Non ho paura di non trovare parole adatte o di essere fuori luogo, perché in realtà per come sono andate le cose è una cosa che sento in parte anche mia.
Però in questo momento voglio ed è bello ricordare altro.

Voglio ricordare e ricordarmi tutto l'amore che mi sta arrivando, paradossalmente proprio in un momento del genere.

Ho passato quasi 30 giorni in compagnia del mio fidanzato, 24 ore su 24, senza dividerci praticamente mai, e della sua famiglia. E se da una parte ho sentito la mancanza di casa e soprattutto dei miei tre bimbi, dall'altra al giorno del rientro una parte di me diceva però sarei potuta rimanere un altro pochino.
Questa vicinanza con tutti loro poteva fare solo due cose: o mi avrebbero odiata oppure ci saremmo amati alla follia. Ma vi ho già spoilerato all'inizio del post quale delle due situazioni mi si è proposta.
E' stato tutto naturale, come se con loro fossi sempre stata e se ci pensate è piuttosto arduo considerando sia che io sono una pazza furiosa dal comportamento nettamente scorpionico (tutti i diritti su questo termine sono riservati 😃), sia perché per tutto il resto dell'anno siamo a km di distanza e trovarsi invece tutti sotto lo stesso tetto è un bel cambiamento.
E' stato naturale ed un piacere andare a trovare mio suocero (perché voglio orgogliosamente sottolineare che ci ha tenuto a presentarmi a tutti i medici/amici come sua nuora ^.^) all'ospedale, senza mai considerarlo un sacrificio. Anzi, escludendo ovviamente il contesto in cui ci trovavamo, è stato anche divertente stare tutti insieme in quella sala d'aspetto e gironzolare tra i corridoi.
E' stato naturale ed un piacere uscire tutti insieme, io che sono piuttosto solitaria per natura e che in genere preferisco la presenza di gente strettamente legata alla mia persona, soprattutto durante le uscite che implicano cene e pranzi, dati i miei gusti a dir poco unici. Invece è stato carinissimo e mi sono sempre sentita a mio agio. E tutti voi conoscete i luoghi comuni che di solito circondano le suocere.
E' stato naturale ed un piacere legarmi sempre di più a mio cognato. Con discrezione, però con tutto l'affetto possibile. Abbracci random, risate a crepapelle, tante prese in giro verso Mizio, foto in cui sono uscita malissimo ma per fortuna lui sempre peggio di me.
E poi ovviamente è stato una bomba la mini convivenza con il mio amore. E' stato un gentiluomo, a dir poco. Mi ha coccolata senza sosta, comprando per me le mie merendine preferite e assicurandosi che stessi bene. Soprattutto è stato uno il gesto che ha fatto verso di me, che non voglio riportare ma lui lo sa a cosa mi riferisco, che mi ha dimostrato una volta ancora che è lui senza dubbio la persona giusta. Va oltre qualsiasi cosa, scavalca ogni confine ed io non potrò mai dimenticarmelo.

Ebbene, passati questi 30 giorni ho fatto ritorno a casa e purtroppo nel frattempo da Roma non sono arrivate buone notizie.
Ed è qui che entra in gioco l'amore collezionato nel periodo precedente, perché in momenti come questi non si pensa ad altro se non al proprio caro ovviamente. Invece queste quattro meravigliose persone hanno approfittato per riempirmi di calore; per dirmi che sono stati tanto felici di avermi avuta là ed anzi, che la mia presenza è già di nuovo attesa.
Ed allora io come posso non condividere con voi la mia, di felicità.
L'entusiasmo che mi pervade pensando che la famiglia della persona che amo ha imparato ad amare me ed a farsi amare a sua volta.
La dolcezza al pensiero che prima di me non c'è stata nessun'altra e non penso proprio che ci sarà, come nessun altro ci sarà al posto suo.

Tutti ambivano a farmi innamorare di Roma per andarci a vivere in un futuro non così lontano, oggi invece mi sono innamorata di qualcosa di meglio di una città. O meglio, di qualcuno.

Una buona serata, a chi non è come neve...

...Prima di te solamente vuoto
ora tu riempi ogni spazio...
T. Ferro 


sabato 8 luglio 2017

"Roma...ditemi che sto sognando"

Scrivo questo post dopo che sono successe tante cose, belle ed un po' meno, anche se per queste ultime si spera sempre si possa trovare una soluzione.

Andiamo per ordine.

Dal punto di vista accademico, sono lieta di annunciarvi che a Giugno di un anno fa di fatto iniziavo a sostenere i primi esami della magistrale ed a Giugno di quest'anno, dopo 12 mesi quasi esatti, li ho finiti tutti con grande soddisfazione. Ho scelto la mia relatrice che mi ha accettata al primo colpo assegnandomi subito un argomento bellissimo ed interessante, anche se dalle prime ricerche ho potuto constatare quanto sia anche abbastanza complesso.

Il giusto premio per le mie fatiche ed i miei traguardi è giunto praticamente subito. Il 27 ho preso il treno per Roma ed il 28 ero dispersa tra le migliaia di persone allo Stadio Olimpico ad urlare un unico nome: TIZIANO FERRO.
E' stato a dir poco bellissimo ed anche Maurizio, che non lo ama, dopo aver visto lo spettacolo si è ricreduto. Io mi sono comportata direi egregiamente, ho urlato il mio amore per il cantante ed anche qualche richiesta discutibile ma sono rimasta soddisfatta lo stesso del mio auto-controllo.
Comunque, scherzi a parte, è stato veramente strepitoso ed anche se non vi piace lui io consiglierei a tutti di assistere alla meraviglia cui ho partcipato io insieme alla mia sorellina ed ai nostri rispettivi fidanzati.
Gentile ricordo della serata stupenda offertomi dal fidanzato migliore del mondo, pezzo estratto da una foto bellissima scattata di notte, tornati a casa, mentre mia sorella addenta un panino gigante.

E mentre, purtroppo, mia sorella e mio cognato causa lavoro sono dovuti tornare a casa, io ancora il treno del ritorno non l'ho preso. In realtà non ho neppure il biglietto perché solo quando ti senti a casa puoi permetterti il lusso di non preoccuparti neanche della partenza.

Ovviamente da quando sono qui abbiamo approfittato per fare lunghi giri turistici nella citta eterna (praticamente cercano tutti di farmi innamorare così da rimanerci per sempre, eheh) ed in effetti sto visitando cose bellissime. Ad esempio, ieri abbiamo passeggiato romanticamente fino a San Pietro dove ho potuto collezionare stupende foto artistiche piene di luci, baci e turisti immortalati di sfuggita. Abbiamo visto posti verdissimi, cascate, fiumi...tutto molto bello davvero, romantico e divertente.

Certo spero con tutto il cuore, quando farò ritorno al caldissimo Sud, di poter essere in compagnia del mio amato fidanzato, perché vorrebbe anche dire che le cose meno belle di cui sopra si sono risolte finalmente per bene ma di questo non spetta certo a me parlare, qundi semplicemente aspettiamo e continuiamo ad incrociare le dita.

Per il resto cosa raccontarvi ancora di questo lampo di vita, come direbbe Luca Carboni? Che anche se non commento subito vi leggo sempre lo stesso, che spero che la vostra estate stia passando al meglio e che fino ad ora non mi sono ustionata troppo sotto il sole cocente, come invece l'anno scorso.

Adesso penso che proverò a buttare giù qualche rigo della tesi, approfittando della fugace assenza del mio rrromano.

Un abbraccio ed una buona giornata, a chi non è come neve...

domenica 25 giugno 2017

...Sguardi, passi falsi, ritratti, capodanni... (I miei anni 90)

Scrivo il post in ritardo ma credo che sia il momento giusto per qualcosa di leggero, perché avrei tante cose di cui aggiornarvi, ma rimanderò al prossimo appuntamento.
Si tratta del gioco lanciato dal blogger più famoso dell'Internet, MikiMoz, che a me è stato passato dal buon Riccardo. In teoria dovrei parlarvi dei miei anni 90, ma siccome il post sarebbe del tipo "ero nata da poco, fine" mi è stata concessa una deroga con la possibilità di spostarmi di un decennio.

Vi avviso subito che scoprirete probabilmente cose molto imbarazzanti di me, leggendomi.

Musica
In quegli anni ero ancora piuttosto piccola ma è proprio in quel momento che nasce il mio amore profondissimo per Tiziano. Ero ancora alle elementari e per ascoltarlo mi chiudevo a chiave nella cameretta per non farmi beccare da mia sorella grande, perché il primissimo CD e lo stereo erano suoi. Ero proprio già ossessionata da quel disco, lo ascoltavo ogni giorno e quando poi ho scoperto che Rosso Relativo aveva dentro il mio nome...
Siccome quelle prime canzoni erano molto ballabili ci costruivo sopra anche delle coreografie da far paura, che se mi mettessi adesso a ripeterle Shakira levati proprio. Il pallino del ballo mi rimase per moltissimi anni, mi ero anche iscritta a scuola, ma ero troppo timida per continuarlo così abbandonai ancora prima del primo saggio, proprio la lezione dopo quella in cui erano arrivate le scarpette.
Tiziano comunque non era l'unico che ascoltavo. Nel decennio 2000-2010 c'era ancora Max Pezzali come piaceva a me, in particolar modo ricordo che mi ero affezionata parecchio a "Lo strano percorso". Poi c'erano i canali musicali che mi sciroppavo dalla mattina alla sera, in cui passava di tutto tipo gente che penso di conoscere solo io (ad esempio loro o loro), e la cosa terrificante è che dopo anni me li ricordo pure...
Nel 2010 avevo 17 anni ed anche in quel periodo (in realtà poco prima) c'è stato una imbarazzante pagina di vita in cui ascoltavo canzoni da truzzi e musica neo-melodica, testi contraddistinti, questi, dalla presenza imprescindibile di qualcuno o che parlava al telefono o che veniva tradito/tradiva e chiedeva perdono.
Che cosa raccapricciante.

Cinema
Al cinema ci andavo e ci vado ancora oggi poco. Non perché non mi piacesse/piaccia, ma perché quando uscivo preferivo stare altrove con le mie amiche. Ricordo di esserci andata sicuramente per vedere This is it, il film su Michael Jackson's, che la sala era semi vuota e che mia sorella imitava l'urletto che faceva lui durante i balletti scatenando le risate dei pochi presenti.
Ho anche un raccapricciante ricordo di quando mi sono lasciata convincere ad andare a vedere Amore 14, il film di Moccia. Una cosa terribile, veramente. Mi ha spaventato più quello che Paranormal Activity, il quale invece è stato una delusione pazzesca. Per continuare il tour dell'orrore sarei dovuta andare a vedere anche "Ho voglia di te", ma mi salvò il fatto che sono una persona orribile.
Comunque, ricordi di film più piacevoli li ho legati al fatto che c'è stato un periodo in cui mio padre portava spesso mia sorella minore e me a guardare i cartoni. Avevo 10 anni, guardavamo "Koda fratello orso", era bello ma non lo era quel momento della mia vita, nella mia famiglia.

Film
Di film non ho ricordi in particolare. Anzi, ne ho uno e me ne vergogno. Sopra ho parlato male e con raccapriccio dei film di Moccia perché ero più cresciutella ed avevo messo su coscienza, ma la verità è che appena uscito mi ero innamorata follemente di "Tre metri sopra il cielo". Lo so, lo so, lo so. Non mi guarderete più con gli stessi occhi, ma mettetevi nei miei panni. Avevo 11 anni ed ero alle prese con le primissime cottarelle. Tutte sognavano il tipo maledetto e tenebroso come Step, che ti ruba il cuore e fa lo stronzo. Col senno di poi, crescendo, ho capito che ai tipi così io posso solo spaccare la faccia ed i denti.
Comunque, accantonata la parentesi imbarazzante, mi sono ben presto innamorata dei film horror/splatter. Ma purtroppo non ne ho ancora trovato uno degno di nota.

Fumetti e letture/Libri
Fumetti nulla ma letture a go-go. Ho sempre amato leggere, da quando ho imparato a farlo. Mi sono presto innamorata di Piccole donne e Piccole donne crescono, ma spaziavo su qualsiasi cosa. Alternavo racconti prettamente per ragazzi a letture più impegnative come thriller, horror, biografie.
Insomma, non avrei modo di stilare una lista completa perché sarebbe parecchio lunga, ma questo era l'andamento, insomma.

Giochi
Siccome fino a buona parte degli anni 2000 ero una ragazzina (direi quasi viziata data la mole di cose che mi concedevano i miei genitori) di giochi ne avevo tantissimissimi. Non amavo le bambole e prediligevo cose più creative o giochi all'aperto, ma ricordo che adoravo questa, regalo generosissimo di mio cognato e mia sorella i quali mi hanno regalato anche un bellissimo computer -da bambini- dell'Oregon Scientific, con cui imparavo la matematica, l'inglese, ecc. Mi è durato in ottime condizioni finché non lo hanno intercettato i miei nipotini. Poi adoravo con tutto il cuore i giochi in scatola della Sapientino: avevo quello stile piccolo chimico, quello di botanica e così via. E' una passione che ho trasferito anche ai nipotini che hanno ricevuto queste meraviglie a bizzeffe (anche per la mia gioia, eheh).
In assoluto il mio preferito era Bobby, ovviamente, il mio cane bellissimo di peluche.

Videogames
Sono sempre stata attratta dalla tecnologia, tanto per quanto riguarda i telefoni, tanto per tutto il resto. Quindi, nonostante le mie coetanee fossero poco interessate a queste cose, io alla promozione a pieni voti alle medie, mi feci regalare la Playstation 2 dal mio generoso papà. Ci giocavo spesso, mi arrabbiavo e diventavo pazza, quindi la spegnevo e la maledivo. Avevo giochi vari, mi ricordo in particolare Rayman ed il gioco costosissimo del Wrestling, forse del 2006. Potrei cercarlo ma sarebbe un lungo lavoro. La consolle, comunque, l'ho abbandonata dopo un po' e quindi è ancora nuovissima nel mio salone. E' successo lo stesso con la Wii, anche se in questo caso un giorno papà è tornato a casa e ci disse, di sua volontà, "guardate che vi ho comprato!".

Televisione
A palla proprio. Guardavo molti cartoni da piccola e poi quei programmi adolescenziali che mandavano in onda su Disney Channel. Era in assoluto il canale più gettonato in quegli anni, da me e dai miei amici, insieme a Cartoon Network, in cui mandavano cartoni animati più che diseducativi (tipo Mucca e Pollo). A parte quelli, crescendo non ho avuto attenzioni particolari per un programma piuttosto che per un altro. Comunque non ho mai guardato Uomini e Donne ed affini.

Look
La moda continua ad interessarmi molto poco. Non ho mai avuto uno stile particolare. Verso gli anni delle superiori ho cominciato a capire che ho dei gusti semplici e che amo le cose strette e non quelle che scendono morbide. Comunque in quegli anni ricordo rilevante è stato il colore dei miei capelli. Non ho mai fatto tinte ed affini, perché ho un colore che mi piace molto, ma per un periodo di tempo ho tenuto le extension colorate. La mia colleziona vanta(va) le seguenti tonalità: rosa, bianco, rosso, blu, viola (molto viola). Non tutti insieme comunque, eh ^.^

Life
Qui potrei spaziare molto, anche troppo. In ordine cronologico potrei dire:
tanta aria aperta, arrampicamenti vari e pericolosi (come vi avevo detto), la compagnia di moltissimi animali (cani in primis, incominciando dalla mia bellissima Laika che è con noi da quando ero bambina ma anche un pony che papà mi regalò anche se io ho sempre avuto paura dei cavalli. Comunque lo trattavo amorevolmente, avevo imparato ad avvicinarmici anche tranquillamente e quando non potemmo più prendercene cura lo regalammo ad una famiglia) e delle mie amiche di infanzia che abitavano vicino a me. Poi le prime uscite nella piazza del paese, le compagnia immense che si sono perse per strada, la scuola superiore che mi piaceva tantissimo e gli studi, i primi passi verso il diventare adulti. Le prime delusioni, le volte in cui credevo che il mio cuore si fosse spezzato ed invece ero solo troppo piccola per capire la verità.

Ricordo dell'epoca
Ne metto due in uno.
In primo luogo, ovviamente, parte delle mie agendine ed i miei diari. Come detto più volte ho sempre scritto e collezionato le mie parole e le mie esperienze nero su bianco. Lo faccio ancora ora e credo che non smetterò col tempo. Sono dei ricordi importantissimi.
Il secondo è il mio telefono bellissimo. L'ho usato per anni, dal Novembre del 2007 fino al primo anno di Università (anche se qui usavo anche il BlackBerry per motivi logistici) . E' ancora in ottime condizioni ed è rimasto come l'ultima volta che l'ho usato. E' un ricordo importante perché dentro c'è di tutto. Tutti i miei ricordi di quegli anni venivano sistematicamente annotati anche nelle note di quel telefono. Non l'ho mai più riacceso perché non ci sono cose che ho bisogno di rivedere, ma è comunque nel mio cassetto e volendo è ancora utilizzabile come nuovo.

Insomma, si conclude qui il mio giro turistico nel decennio della mia adolescenza.
Ringrazio Riccardo per questo gioco e chi ha voluto leggere il mio post super lungo. Per quanto riguarda le persone da nominare decido di derogare e di farlo fare a chiunque ne abbia voglia liberamente. 

Una buona giornata, a chi non è come neve...


giovedì 15 giugno 2017

C'era qualcosa, qualcosa che...

E' il modo in cui mi stringe le mani....

Era tanto tempo che non passavamo la notte insieme. Troppo.
Dopo tante notti, troppe, mi dorme accanto.

Fa caldissimo, insopportabile, è pieno di zanzare. Ma non importa per niente.
Lui dorme alla mia destra, al lato del muro. Non è la regola ma quando siamo qui dormiamo così.

Il suo petto è contro la mia schiena, il suo braccio sinistro è sotto al mio collo, ci passa oltre e la mano si abbandona sul cuscino. Il suo braccio destro è sul mio addome, leggermente sul seno e di nuovo anche quello si abbandona oltre il mio corpo, sul cuscino.
La mia mano sinistra è completamente stretta alla sua, quella destra leggermente più morbida sul suo pugno destro.

Non è la posizione più comoda del mondo. Ma il modo in cui mi stringe le mani...
Sento il suo mento affondare tra i miei capelli ed il suo respiro proprio dentro le mie orecchie.
Continuo a stringere la sua mano anche se quasi mi fa male la presa, immaginando di avere le nocche bianche. Probabilmente anche lui pensa che non sia comodissimo.

Però mi dice "spegni la luce, dormiamo così" e si libera un attimo per tornare a stringermi in quel modo perfetto e per baciarmi sulle guance, sulla testa.
Sorrido per tutto il tempo in cui riesco a stare sveglia perché siamo entrambi stanchissimi per motivi diversi, le mie gambe fanno male da morire, ma dormire in quel modo così dolce cancella tutto.

Dalla primissima volta in cui abbiamo condiviso il letto ho sentito che voleva starmi accanto anche così. Quando sono leggermente distante sento sempre il suo braccio stringermi dalla pancia al seno e letteralmente tirarmi contro di se, baciarmi il collo, il viso...
E' una cosa che amo tantissimo.

E' uno dei modi più dolci e veri con cui qualcuno mi abbia mai detto "ti amo".
E comunque tutti gli altri sono ancora di nuovo solo suoi.

Dormire insieme è qualcosa di intimissimo. Una delle cose che più mi manca quando siamo lontani, anche se io amo dormire e farlo comoda e solitamente dividere un lettino in due tecnicamente non lo è.
Però scegliersi anche durante il buio, durante il momento che in teoria si dovrebbe dedicare al proprio riposo è, ancora una volta, un modo in più per dirsi miseimancatocosìtanto.
Forse proprio aver sentito così la mancanza del suo corpo, della sua vicinanza, mi fa adorare tutto questo e forse mi si potrebbe dire, o lo si potrebbe semplicemente pensare in silenzio, che un giorno, quando l'abitudine la farà da padrona, tutto questo mi avrà stancata. Però io non mi stanco così facilmente delle attenzioni, dei contatti, degli sguardi, delle sue mani sul mio corpo. Non mi ci sono sentita quando siamo stati insieme 24 ore su 24 l'estate scorsa, non mi ci sono sentita quando litigavamo furiosamente per nulla e non credo che me ne stancherò neppure quando finalmente avremo eliminato quello che ci tiene distanti senza volerlo.

Adesso il mio letto è di nuovo solo per me ed anche se probabilmente la comodità è migliore, non c'è una notte in cui, prima di chiudere gli occhi, non mi venga spontaneo pensare a quanto lo vorrei accanto.
Però sorrido, finalmente dopo mesi di un certo tipo sorrido, perché prima di quanto immaginiate le -stavolta- sue lenzuola saranno impregnate dal mio profumo. E lo rimarranno probabilmente per un bel po'.

Una buona serata, a chi non è come neve...

venerdì 2 giugno 2017

Mi ricordi che rivivo in tante cose

Mi sembra di scrivere spesso le stesse cose: non riesco a dormire ma muoio di sonno.
La notte bramo sonno in tutte le lingue, pur avendone già parecchio addosso, poi chiudo gli occhi e li devo ri-spalancare l'attimo dopo perché non riesco.
Provo a pensare di non conoscerne il motivo ed invece non è così. E poi la mattina, quando ancora vorrei rotolarmi nelle lenzuola presa dal mondo dei sogni, un nodo alla gola comincia ad urlarmi "non me ne importa niente se hai sonno, svegliati, svegliati!" e quindi mi alzo.
E' la stessa sensazione di paura, emozione e nervosismo che si prova quando si sta per sostenere un esame da lì a qualche ora, o di quando si sta per intraprendere un viaggio tanto atteso, o di quando stai per incontrare il tuo cantante preferito.
Eppure io, per ora, non sto per fare niente di tutto questo.

Comunque stanotte ero alle prese con il solito battibecco col mio cervello (allego foto per farvi gustare il mio senso dell'umorismo notturno) e guardavo il muro della mia stanza.
Screen della mia simpatia notturna
A parte le foto, la bandiera della Roma e i vari cimeli di Tiziano di cui vi ho detto già, le mie pareti sono deliziate da dei carinissimi punti luce. Quelle forme fluorescenti in plastica, di solito stelle o cuori, che si attaccano senza il rischio di tirar via tutto il muro e che piacciono tanto ai bambini.

Beh, piacciono moltissimo anche a me che li ho, manco a dirlo, a tema cielo stellato. Potrei allegare foto anche qui, ma sarebbe impossibile centrarle senza riprendere il resto intorno, quindi usate la fantasia.
Ebbene, notavo deliziata che il buio della mia stanza era interrotto da questi e poi però anche dalle lucine della televisione spenta, da quelle del PC lasciato sulla scrivania e dal favore della luna (o dei lampioni, chissà) che si infiltrava dai buchini della serranda.
Ho pensato che era una bellissima atmosfera, neanche nuova ma diversa.

E poi sentivo in lontananza la musica di qualche locale frequentato da baldi giovani che, a differenza mia, si godono anche l'altra faccia dell'Università fatta di festini, karaoke, discoteche. Mentre pensavo a questo, a quanto fosse bello quel momento ed a quanto forse potesse non dispiacermi essere ancora sveglia, cominciano delle note che riconosco immediatamente.
Perché credetemi, quando si tratta di Tiziano mi basta letteralmente il primo secondo per riconoscerlo.
Mi ha fatto sorridere questo "regalo" del destino e poi però, in un attimo e senza motivo, ho sentito delle piccole perle salate scivolarmi via dagli occhi fino a perdersi sulle guance. Si sono esaurite subito, senza nessuno sfogo.

Perché io conosco molti modi di piangere.
C'è il pianto di gioia che non ha bisogno di essere spiegato. Lo riconosci dal cuore che va a mille, dal sorriso che si spalanca verso il mondo.
C'è il pianto di rabbia, quello che io, per mia indole, provo più spesso. Che mi immobilizza il viso in un'espressione di odio profondo ed in cui le lacrime scappano senza permesso nonostante cerchi di fare forza con una stretta dei denti per evitarle.
C'è il pianto disperato, che è quello che odio più di tutti. Che fa rima col sentirsi traditi, feriti, distrutti. Che quando parte mi fa sembrare una bambina, mi apre il cuore, lo stomaco, mi toglie il respiro e mi fa sentire come se mi stessero rubando ogni volta una parte di me. E' un pianto che ho riservato a pochi, che forse non hanno mai visto neanche i miei genitori se non da piccola, ovviamente.

E poi c'è il pianto di stanotte che non appartiene a nessuna delle precedenti categorie e che non ha portato via nulla. Nessuna espressione, nessun calore da dentro lo stomaco, nessuna tristezza. Solo due, al massimo quattro, lacrimucce perdute per sempre dentro il mio letto.

Forse mi serviva per non esplodere di colpo come è successo invece a Gennaio e Febbraio, forse è stato solo un caso, forse è stato Tiziano.
Comunque alla fine va ed andrà tutto bene (e se non andrà bene non sarà la fine).

Nella mia mente ho un piano (solo a breve termine, però è già qualcosa) e mi fiderò di questo, di me. Devo solo dirlo al nodo in gola che mi tiene sveglia la notte e mi strattona al mattino.

Un buon fine settimana, a chi non è come neve...

lunedì 29 maggio 2017

Su di te un primo piano

Ci sono diversi motivi per cui ho scelto di non mettere la mia foto come immagine del profilo.
Appena ho aperto questo blog (e qui si notano le mie manie di persecuzione) credevo che tutti mi avrebbero riconosciuta; che le persone che conosco sarebbero state tutte là pronte a beccarmi online e leggermi.

Pensavo che rendermi riconoscibile (intendo fisicamente) non avrebbe portato nulla, alla fine, al mio blog. Lo scopo era, è sempre stato e sempre sarà scrivere di me e di quello che sento, non di far dire a chi mi segue "che bella ragazza" o "ho visto di meglio, riprenditi".
Come tutti credo ormai sappiate, l'unico strappo alla regola è avvenuto nel 2013 quando avevo deciso, nonostante la situazione mi fosse per più motivi avversa, di volere le attenzioni di quello screanzato di Maurizio C. così prima ho preparato un post esca per tastare il terreno e quando ho constatato che si, era ormai da tempo che decisamente ricambiava l'infatuazione, ho usato per qualche ora una mia foto come immagine del profilo.

E poi, col tempo e prendendoci la mano, mi sono resa conto che non vedere chi c'è dall'altra parte della tastiera affascina di più che avendo un viso a portata di schermo.
Perché a me diverte molto di più cercare di indovinare lineamenti, colori, fisicità piuttosto che averne la conferma immediata.
Così, ad esempio, sul Rrrromano ho fantasticato parecchio prima che mi ricambiasse l'onore di vederlo. Non potevo ovviamente azzeccare per filo e per segno i suoi tratti però lo immaginavo sicuramente alto, sicuramente con una bella voce e sicuramente con degli occhi bellissimi. E' vero che in qualsiasi caso ormai ero perdutamente innamorata dalla sua mente, ma incontrarlo e constatare che ci avevo preso 3 su 3 è stato anche meglio. Certo è stato forte l'impatto della differenza tra quello che pensavo fosse e quello che era davvero, emozione che probabilmente sarebbe venuta meno nel caso in cui si fosse rivelato già nell'immediato.

Ma immaginare chi c'è dietro non ha a che fare con la potenziale attrazione fisica perché quella è veramente riduttiva. E' cercare di avere come riferimento qualcosa di famigliare per quello che potrebbe diventare un nuovo amico, virtuale si, ma sempre amico.

Con qualcuno di voi ci sono andata spesso vicino, altri invece mi hanno tolto -innocentemente- il gusto di farlo, usando la foto tranquillamente da subito, altri ancora erano decisamente all'opposto rispetto alla mia immaginazione.

E se col viso più o meno puoi avere una conferma prima o poi (magari grazie alle mie doti da stalker seriale), ancora più difficile ma altrettanto affascinante è cercare di dare una voce a chi vedi o a chi ti immagini. Perché io sono parecchio colpita dalle voci e molto spesso hanno condizionato non poco l'attrazione verso potenziali partner (N.B tutto questo prima che incontrassi il Rrrromano, dopo di lui non c'è stato più nessuno, né potenzialmente, né realmente; ha annientato tutti da quel primo abbraccio in stazione).

Il mio ideale è ovviamente rappresentato dal vocione di Tiziano che è pulito, con quella cadenza che c'è e non c'è ma con una potenza che mi entra prima nell'anima e poi nelle orecchie. Quindi lui è decisamente il punto da cui parte la mia fervida immaginazione ed ogni paragone, capirete bene, diventa spessissimo impossibile. Se vi può essere d'aiuto, però, io ho una voce che non definirei proprio bella, magari ascoltabile ma non bella. Quindi se, nel caso femminile, è questo il punto di partenza, siete tutte promosse a pieni voti!

Insomma, grazie alla mia insaziabile curiosità ed alla mia graziosa immaginazione, avete finito tutti e tutte per avere un volto nella mia mente, anche prima che lo aveste eventualmente nella immagine del profilo. Giusto perché sono una brava persona e voglio lasciare a tutti la propria dose di privacy ;-)

Una buona settimana, a chi non è come neve...

venerdì 26 maggio 2017

Appena smetterò di domandarmelo, suppongo

Sto diventando un'accumulatrice compulsiva di post in bozze che Franco tu coi tuoi quadri sulle pareti ti puoi levare solo.

E' che in questi giorni sento il bisogno di scrivere davvero troppo e dovunque per sfogare il tutto ed il niente che ho dentro la mente. Però sembra che questo non mi stia portando a nulla di buono o di positivo ed allora ho deciso di cambiare strategia e che forse, a furia di ignorarmi, mi stancherò e mi lascerò in pace.

Ieri non ho fatto N-I-E-N-T-E. Quello che si dice tempo sprecato. Potrei trovare i lati positivi della cosa.
Ad esempio, non ho faticato (a non fare nulla ho sprecato giusto le calorie per cambiare canale della TV o lavare i piatti) ed ho finalmente ripreso colore. Perché fino a poco prima ero bianca come un lenzuolo, credetemi. Tanto che per un attimo ho fatto fatica a riconoscermi allo specchio.
Ho evitato la pioggia a catinelle che dopo si è abbattuta qui.
Però si, insomma, in realtà possiamo dire che ho perso tempo.

Stamattina il mio umore non era per nulla migliore, ma ho deciso di ignorarmi come detto, e quindi mi sono alzata ed ho lavato i capelli rendendomi conto che finalmente sono più lunghi.
Ebbene si, la prima (ed a quanto pare unica) gioia della mattinata sta nei miei deliziosi boccoli che, poco prima di attorcigliarsi su se stessi come una girandola (quanto sono poetica per i miei capelli?) si divincolano per tutta la lunghezza mostrandomi che sono stati buoni e bravi ed ora arrivano senza fatica a metà seno. Dovrei immortalare il momento o forse no. E no, non li taglierò perché noi donne possiamo sperimentare con le acconciature e siamo fortunate!

Ho chiesto al mio amico di inviarmi gli appunti che mi mancano per cominciare a recuperare la settimana di lezioni mancante sperando di non scocciarlo, anche se lui è sempre gentilissimo con me e nel caso non mi direbbe comunque di no.
Ho fatto la lavatrice, ho programmato la spesa che dovrò fare pomeriggio (sto rischiando la disidratazione, a tal proposito, con l'ultima bottiglia di acqua in frigo) e le pulizie intense e disperate in casa.

In realtà non è nulla di interessante tutto ciò, però è necessario darmi una scrollata da tutto il niente di cui mi sono circondata ultimamente o rischio di impazzire proprio. E se dovrò farlo da sola o con queste piccole cose, poco male, no?

Infine per questo fine settimana e per i due successivi credo non farò nulla di esaltante, anche perché per due su tre di questi sarò qui da sola e quindi al massimo posso aspirare ad uno studio matto ed infinito. Ma chi lo dice che anche quella non sia una compagnia degna?

Mi auguro che i vostri programmi siano un po' migliori dei miei. Magari la prossima volta che ci sentiremo sarà con la liberazione di una delle mie bozze o magari no.

Una buona giornata, a chi non è come neve...

lunedì 22 maggio 2017

Inclusi quei tre, quattro stronzi infelici

Sabato la pallina gonfia sotto l'ascella -e relativa ricerca su Google- mi avevano avvisata del fatto che o stavo per morire (ma com'è possibile che il motore di ricerca ti porti a pensare che per un colpo di tosse hai probabilmente 30 malattie rare?) o che stavo per soffrire. Ed infatti alle 2 di notte mi sono svegliata con la gola gonfissima ed in fiamme, dolore al petto, aggiungendo durante la giornata mal di testa, mal di schiena, sensazione di avere la testa sott'acqua o dentro una grande bolla di sapone. Però non sono morta.

E' per questo che oggi, invece di essere nella città in cui studio a pranzare per la lezione delle 14 sono sul mio letto a scrivere questo felice ed interessantissimo post.

Alle bolle di sapone ci penso spessissimo.
Penso che se dovessi mai chiudere questo blog e ne volessi aprire un altro, non penserei ovviamente più alle stelle o alla neve, ma alla bolla di sapone.
Penso che tante volte, come stanotte in particolare, mi ci sia sentita io, una bolla di sapone. Penso a come sia facile farle sparire per sempre, basta poggiarci un dito e quelle scoppiano esplodendo in piccolissime e quasi invisibili goccioline di acqua e sapone.
Penso a come sia la stessa bolla di sapone invisibile.

E' facile pensarci spesso, sentircisi spesso.

E poi ieri una frase, una sola frase tra tutte, mi ha come destata da un sonno profondissimo cui mi ero costretta come per istinto di sopravvivenza catapultandomi come per magia verso un mio vecchio post che, manco a dirlo, parlava di esplosioni ma non di bolle di sapone.

Non riporterò la frase in questione, né chi l'ha detta e perché. Che in realtà non era nulla di offensivo, solo una descrizione molto sintetica di un fatto di dominio pubblico che non ho mai nascosto neanche sul blog, anzi.

Vi dirò quello che ho capito io di me, però. Che non ha niente a che fare con nessun altro, se non con me, per cui porto le mani avanti prima dicendo che è tutto solo mio, nessuno può mettere voce in capitolo.
Ho capito che non è possibile che io mi fidi del resto del mondo se per prima sono stata inaffidabile io.
Che probabilmente quando mi faccio i miei film mentali non faccio altro che riflettere sugli altri qualcosa di mio.
Che mi sono sempre sentita nella condizione di giudicare gli altri nascondendo sotto il tappeto, però, la mia stessa polvere.
Che non ho mai pensato di aver sbagliato il fine, o che chi ha ricevuto non lo abbia meritato, ma quelle semplici parole hanno riaperto il sipario su un aspetto che avevo cercato di oscurare perché tutto era andato comunque come doveva: il mezzo ed io soprattutto, siamo stati sbagliati.

Tutto quello che mi resta, adesso, è prendere coscienza di me, smettendola di guardare gli altri che non fanno nulla di male, e smetterla di farli pagare per mie colpe, per i miei, di tradimenti. Migliorare, svegliarmi e crescere. Anche in ordine diverso.


E comunque, per farvi capire l'intensità della mia vita sociale, sono quasi le 13 e solo ora ho parlato con qualcuno per la prima volta nella giornata rendendomi conto che ho perso la voce.

Una buona giornata, a chi non è come neve...


venerdì 19 maggio 2017

Non per volermi odiare, solo per voler volare

Il 2008 è stato, per me, uno di quegli anni duri a morire o da scordare.

Da un lato perché è stato pieno, pieno veramente.
Di cose che non avrei dovuto fare, di cose che mi hanno divertita, di cose che mi hanno cambiata.
Dall'altro perché ci ho riempito quasi un'agendina, quindi pur volendo non potrei proprio perdere le tracce di quel tempo.

Avevo iniziato il secondo, brillante, anno delle superiori e quella classe mi piaceva molto. Era sempre in evoluzione tanto che fino all'ultimo anno è arrivata gente nuova ad occupare i banchi in aula.
Nel corso del 2008 precisamente, invece, sarebbe stato il contrario: se ne sarebbero andati diversi dei miei compagni. Tra cui il ragazzo dagli occhi verdi di cui vi parlo ogni anno che, proprio poco dopo, purtroppo, sarebbe andato via davvero.

C'era un ragazzo che era diventato il mio migliore amico. Ridevamo spessissimo, era seduto di fronte a me insieme a quello che poi, soprattutto all'università, sarebbe diventato uno dei più cari che ho.
Mi trattava sempre bene, voleva quasi proteggermi e mi ricordo che era sempre entusiasta all'idea di mostrarmi quello che faceva.
Un giorno mi disse che era innamorato di me. No, un giorno mi chiese consiglio su una ragazza di cui era innamorato. Mi ricordo benissimo il momento esatto in cui me lo scrisse, ma non ricordo se avevo capito che ero io. Comunque ero io.
Non è mai successo niente tra noi, né i nostri atteggiamenti sono mai cambiati l'uno nei confronti dell'altra. Alla fine dell'anno ha cambiato indirizzo scolastico e non ci siamo più visti neanche in giro. Non lo so perché.

Oggi è sposato da diversi anni.

In realtà c'erano tanti amici che alla fine si sono persi per la strada. No, meglio parlare di "amici". Avevo una compagnia molto vasta che non so perché comprendesse certa gente. Non che io mi ritenessi superiore a loro, ma col senno di poi, fidavi, mi ci sono comportata.

Poi il 2008 è stato il periodo delle cose imbarazzanti.
Avete presente quelle cose che lì per lì ti sembrano essere la fine del mondo? Che ti addormenti felice pensando "Sono troppo avanti!" e poi, tanti anni dopo, dopo aver messo su un po' di coscienza, ti vergogni e vorresti seppellirle manco fosse il cadavere del postino che ti porta le bollette salate da pagare?
Si, ecco. Il 2008 è stato quello. E pensare che è passato poco meno di un decennio da quei giorni infausti.

Ero e sono troppo impulsiva. Volevo fare una cosa e la facevo anche se sapevo me ne sarei pentita come una dannata, perché il mio stomaco ed il mio sangue (vedi inizio post precedente) mi dettava l'ordine di farlo. Per questo rileggendo quelle pagine colorate (che avevo pensato pure di mettere una foto tanto per rendere l'idea ma non ho trovato una pagina che non mi desse la voglia di correre a sotterrarmi) oggi penso no, ma questa non è Paola. Ero drogata, sennò non si spiega.

Però una cosa voglio dirla. Una cosa molto intima che non sono tenuta a scrivere per ovvi motivi, però lo voglio.
In quegli anni (quasi) tutte le ragazzine della mia età erano attratte dall'amore. Inteso come l'atto fisico con il ragazzino di turno. Sembravano tutte delle piccole donne già consapevoli del proprio corpo e del proprio futuro, come se sapessero che essere felici in quel momento sarebbe bastato loro per sempre, anche col senno di poi. Io non ci trovavo, né ci trovo, nulla di male perché vi ho appena detto che io sono fatta di impulso e di istinto.
Però il mio istinto è stato anche di sopravvivenza perché ho sempre avuto paura di giocarmi male quel momento fondamentale della mia vita.
E nonostante poi per qualche anno (di troppo) mi sia accompagnata con la stessa persona portando il prosciutto sugli occhi (e rabbrividendo ora all'idea), non ho mai sentito l'esigenza o la voglia di compiere quel grande passo.

Dubito fortemente che i miei amici attuali -quelli ad esempio conosciuti qui proprio all'università- ci crederebbero se lo raccontassi. Ed è una cosa che mi fa sorridere, perché mi dà l'idea di come l'atto fisico sia dato per scontato, sia considerato imprescindibile e che debba essere fatto necessariamente in un certo periodo della propria vita.
Io ho aspettato di essere matura, nell'età e non solo, di sapere che cosa significasse soprattutto mentalmente.
Di trovare la persona che mi desse la consapevolezza che quel momento di felicità mi sarebbe bastato per sempre, anche col senno di poi.

E la cosa che farebbe ancora di più sorridere gli altri sarebbe sicuramente sapere questo; che ho dovuto aspettare di trovarlo qui nonostante tutta la gente che ho incontrato nel corso della mia vita, tra i banchi, nella piazza della città, nella mia Università che ha un campus immenso.


...Qualcosa di dolce
Qualcosa di raro
Non un comune regalo
Di quelli che hai perso, mai aperto
O lasciato in treno, o mai accettato
Di quelli che apri e poi piangi
Che sei contenta e non fingi...
     
T. Ferro



Una buona giornata, a chi non è come neve...

martedì 16 maggio 2017

If you don’t own today

Devo ammettere che sono una di quelle persone che sa che sta facendo la cosa sbagliata, quando la sta effettivamente per compiere. Come nei cartoni animati comincia dentro di me a farsi strada una vocina che mi urla fermatifermatifermati. Ma io non mi fermo mai perché sento proprio la rabbia che si sviscera dal punto più profondo dello stomaco, si divincola dal nodo in gola ed esplode nelle mie parole o nei miei gesti. Sento il bisogno irrefrenabile di vendicare le mie ferite, me, pur conoscendo le conseguenze che comporteranno i miei atteggiamenti.

Il punto è che, allo stesso modo, sento anche quando sto facendo la cosa giusta. Sento la voglia di far bene che mi muove, l'affetto che ci metto, a volte la dolcezza. Solo che, il più delle volte, probabilmente sto facendo la cosa giusta nel modo o nel momento sbagliato, altrimenti non capisco perché le conseguenze non cambiano, spiacevolmente.

In questo periodo sto cercando di mettere a posto le idee per scegliere un relatore decente per questa laurea che mi pare così vicina ma che ancora è relativamente distante. Vorrei tanto sfidarmi e scegliere quello che è il top del top ma che so mi incasinerebbe tantissimo; mi porterebbe via tempo, energie e probabilmente più di una volta mi farebbe esclamare "Ma chi me l'ha fatta fare!". Allo stesso tempo, però, non c'è nessun altro che mi ispiri fiducia, perché io questo cerco. Qualcuno che mi faccia sentire sicura, che mi piaccia ascoltare ed incontrare, che voglia vedermi come una persona che sta lavorando con dedizione e non come un peso o come, semplicemente, una occasione per arrotondare un po' di più lo stipendio.

E poi in questo periodo ho tantissima fame. Me ne accorgo perché proprio adesso sento lo stomaco brontolare. E sto mangiando tanto, dolci e non. Ma soprattutto dolci perché il cioccolato è in assoluto la cosa più buona del mondo per me e poi, ora che inizia il bel tempo, non si può fare a meno di mangiare gelati. Tra l'altro questo appetito costante, che in me in estate non è per nulla consueto perché col caldo tendo a perdere qualsiasi interesse per il cibo, mi fa sorridere perché mi si potrebbe dire se per caso io non sia incinta e sento di dover mangiare per due e giusto in queste notti faccio un sacco di sogni che riguardano la maternità ed i bebè.
Però vi voglio rassicurare, non è proprio possibile quindi riponete le idee per il regalo di battesimo per il futuro.

Insomma, in un solo post ho scritto più o meno tanto senza dire nulla di concreto però volevo proprio farlo; non mi andava di pubblicare le mattonate che ho salvato nelle bozze nonostante mi piacciano molto e siano molto sincere e quindi, semplicemente, un pieno di pensieri per sapere come invece sta andando a voi questo periodo.

Una buona serata, a chi non è come neve...

giovedì 4 maggio 2017

Chi non ha una vita...sogna

Sono sempre affascinata dal mio corpo, dal nostro.
Da come reagisce alle cose, alle sensazioni, alle paure o alle emozioni.

Sono affascinata quando le pupille si dilatano se guardiamo qualcosa che ci piace.
Sono affascinata quando sento la pelle d'oca mentre ascolto la mia canzone preferita.
Sono affascinata dal vedere come due mani o due labbra diverse possano incastrarsi alla perfezione.
Sono affascinata da come ognuno di noi abbia la propria posizione preferita per prendere sonno; da come la mia possa fare invidia ad una contorsionista e che abbia come condizione necessaria l'essere a pancia in giù perché al contrario proprio lo odio, ma puntualmente quando mi sveglio sono schiena contro il materasso.

Sono affascinata dal fatto che possiamo sognare, mentre dormiamo. Guardare il nostro personalissimo film senza neanche accorgerci di farlo mentre, nel frattempo, stiamo riposando.

Ho ripreso a fare incubi. Il che non comporta grandi cambiamenti nella qualità del mio riposo, data l'abitualità della cosa, salvo per quella mini interruzione quando sento di aver paura e quindi di dover aprire gli occhi. Per poi tornare a dormire di nuovo, ovviamente.
Ma sono affascinata da come faccia il mio corpo ad avvertirmi del fatto che ho paura anche se sono semi-incosciente.

Ero in casa mia, di notte, al piano di sotto, quando ho sentito che fuori dalla porta c'era qualcuno. Nel sogno sapevo già chi fosse e questo essere lo disprezzo anche nella vita reale. Così corro per le scale ad avvisare mio padre che, sdraiato sul letto, si sveglia ed impugna un'arma. E senza neanche il tempo di dirgli nulla, il tizio è già arrivato alle mie spalle imbracciando un fucile puntato contro papà.
In questo momento ho paura. Non per la scena in sé ma pensando a quello che potrebbe accadere se il sogno continuasse, così mi dico che devo svegliarmi.
E' qui che mi sento affascinata dal mio corpo.

Mentre dormo mi sento anche un po' sveglia e sento che voglio muovermi per svegliarmi del tutto. Sembra che ancora stia sognando, vedo le scene ferme come se i protagonisti stessero aspettando il mio ordine per procedere con la prossima mossa e nel frattempo, per la paura, nel mio letto, sento un calore fortissimo che mi brucia la pelle delle braccia, della schiena e delle gambe.
Come quando si arrossisce e si sentono le guance andare a fuoco per la timidezza.

Apro gli occhi forse più per il caldo che per altro, non so che ore siano ma ritorno a dormire con gli occhi pieni di sonno.

Pochissime volte ho provato fisicamente le sensazioni di un incubo. Come quella volta in cui sognavo che fossi piena di ratti che mi correvano sulla schiena, dentro la maglietta, e mi sono svegliata come se sentissi veramente qualcosa toccarmi la pelle.
O il cuore spaccarmi in petto quando nel mio incubo c'era un demone, stile paranormal activity, che stava per farmi qualcosa ma io non gli ho lasciato scampo aprendo prima gli occhi.

La cosa bella è che, però, posso sentirmi così anche quando sogno cose belle. Quando sembra di sentire seriamente un profumo, o il tocco di qualcuno (che in realtà non è assolutamente un qualcuno qualunque) o addirittura la voce. Resta solo un pochino di nostalgia quando, al risveglio, sono sola col mio cuscino -ancora per un po'.

E voi quando e quanto siete affascinati dal vostro corpo o dai vostri sogni?

Una buona giornata, a chi non è come neve...